sabato 31 gennaio 2009

» Capitolo I (non selezionato)

“Merda! - imprecò Robert. Poi si rivolse a Matteo, che stava ancora contemplando, sconvolto, il corpo insanguinato di Anne.
“Che diavolo stai facendo lì impalato!? Svelto! Dammi una mano a spostare il cadavere da qui e nasconderlo da qualche parte!.
“Ma…che cosa stai dicendo?! Che cos’è che dovremo fare?”.
Robert lo fissò, dritto negli occhi, con uno sguardo che non ammetteva repliche.
“Stammi bene a sentire. La polizia sta arrivando qui a pistole spianate. A chi credi che daranno la colpa, se ci trovano in compagnia della padrona di casa praticamente squartata a metà? Io non ho nessuna intenzione di finire nei guai. Tra una settimana, me ne andrò da questo maledetto posto…e non voglio avere nessuna ragione per essere trattenuto qui. Mi hai capito?”.
Matteo annuì.
“Svelto, prendila per i piedi e trascinala….nel sottoscala. Io vado a prendere una coperta e qualcosa per pulire le tracce di sangue. Sarà una sistemazione provvisoria. Poi, stanotte porteremo il corpo in un posto più sicuro”.
Robert tornò pochi minuti dopo. Indossava un paio di guanti da giardino e teneva tra le mani una grossa coperta di lana. Matteo, trattenendo un forte senso di nausea, nel frattempo, aveva sistemato il corpo di Anne all’interno del sottoscala.
“Tieni, coprila per bene. Deve rimanere lì finché non troviamo il modo di allontanare Thomas e gli sbirri per un tempo sufficientemente lungo a trovarle una sistemazione migliore. Io, intanto, mi occupo di pulire il pavimento”. Detto fatto, asperse un’abbondante dose di varechina e vi passò sopra uno straccio. Asciugò tutto con un panno e gettò l’attrezzatura nel camino.
“Ecco fatto, con un po’ di fortuna, non si accorgeranno di nulla”.
“E adesso?” - domandò Matteo che, ormai, agiva come un automa.
“Adesso ce ne torniamo di là a fare quello che stavamo facendo prima. Tu parla il meno possibile, e lascia fare a me.
Poi, si diresse verso la sala da pranzo e si sedette nella stessa posizione che occupava prima del tragico ritrovamento, invitando Matteo a fare altrettanto.
“Fossi in te – gli disse, guardandolo dritto negli occhi – comincerei a pensare ad una scusa per lasciare questa città il prima possibile”.
In quello stesso istante, udirono il rumore della chiave che girava nella toppa..
Thomas entrò accompagnato dagli agenti, urlando loro di cercare in tutta la casa.
I poliziotti cominciarono a perlustrare la prima stanza.
“Ho fatto quello che dovevo, da buon cittadino – stava dicendo, in inglese, mormorando tra sé e sé.
Matteo e Robert si affacciarono alla porta della sala da pranzo.
“Fai esattamente come se non fosse successo nulla. Mostrati stupito ed assumi uno sguardo interrogativo” – sussurrò Robert a Matteo.
Come faceva ad essere così freddo? In fondo, pochi minuti prima, avevano ritrovato il cadavere di Anne con il petto squarciato e l’avevano appena nascosto nel sottoscala.
Alla vista dei due ragazzi, i poliziotti si bloccarono con le armi in pugno. Si voltarono, interrogativi, verso il padrone di casa.
“Sono ospiti della locanda” – disse loro Thomas. Poi, rivolto ai due: “Dov’è Anne?”
Matteo sentì un morso allo stomaco. Robert, con il tono più neutro che potesse assumere, spiegò che la donna, dopo una telefonata piuttosto concitata, della quale non avevano compreso che poche parole, per sbollire la rabbia era uscita sbattendo la porta, dicendo che sarebbe andata a cercare il cane. A quel punto, i poliziotti, scandendo bene le parole, in modo che i due stranieri potessero capire ciò che stavano dicendo, domandò loro se, per caso, non avessero notato la presenza di qualcuno di sospetto in casa o nei paraggi. Robert negò con veemenza, sostenendo il gioco che aveva condotto finora.
“Ragazzi, vi chiederei di prestare molta attenzione. – disse loro Thomas, con lo sguardo serio – Si è verificato un episodio davvero spiacevole, sia per la nostra famiglia, sia per la nostra comunità. Qualche giorno fa, durante un trasferimento, è evaso un pericoloso assassino. La polizia ha ragione di credere che potrebbe centrare qualcosa con la scomparsa del turista francese. Probabilmente, il poveretto si è trovato, per caso, sulla sua strada. Potrebbe essere stato ucciso ed il suo corpo nascosto da qualche parte...”.
“Ma, perché la polizia dovrebbe cercarlo proprio qui? – domandò Matteo.
“Perché, dovete sapere, che quel pazzo assassino è il fratello minore di Anne. Quindici anni fa, colto da un raptus, trucidò tutta la sua famiglia. Solo Anne si salvò, fuggendo nel bosco.
Nonostante si trattasse di suo fratello, lei andò dritta alla polizia e lo denunciò, fornendo elementi fondamentali alla sua cattura. Per questo, temiamo che possa venire qui a… finire il lavoro… mi capite?”
Matteo e Robert annuirono.
“Se vorreste andarvene al più presto, vi capirei. Anzi, vi invito caldamente a trovarvi un’altra sistemazione. Non voglio che corriate alcun pericolo. Non appena tornerà Anne, le chiederò di farvi il conto e la metterò al corrente della vicenda…sempre che non lo sappia già…”.
Poi, Thomas, seguito dai poliziotti, uscì dalla casa e si diresse verso la cascina.
“Perfetto! – urlò Matteo a Robert, non appena i tre furono abbastanza lontano. Gli occhi gli bruciavano e sentiva la rabbia, mista alla paura, salirgli dallo stomaco e propagarsi in tutto il suo essere.
“Non solo, adesso, siamo complici di un pazzo assassino, ma rischiamo anche che Jack lo Squartatore ci aspetti al piano di sopra per saltarci addosso e tagliarci la gola alla prima occasione!”
Ad un tratto, udirono un tonfo sommesso.
“Sssst – lo zittì Robert. Poi, lo prese per un braccio e lo trascinò vicino alla finestra. Fecero appena in tempo a scorgere la sagoma di un uomo che correva, lesto come un gatto, dalla parte opposta alla cascina, guadagnando a grandi passi la via per il bosco.



(Autore: Manuela Fiorini)



Questo è il secondo dei due contributi che avevamo selezionato come possibile Capitolo I. Non è stato scelto, in base ai testi pervenuti come Capitolo II, ma abbiamo deciso di lasciarlo comunque on-line, a disposizione dei partecipanti o dei curiosi.

» Capitolo I

I due poliziotti e Thomas si stavano avvicinando sempre più al cottage.
I ragazzi avevano richiuso piano la porta, e ora li osservavano attoniti dalla finestra, in un silenzio carico di preoccupazione.
“Matteo” disse infine Robert “dobbiamo fare qualche cosa… quei tre stanno arrivando e una volta qui ci incastrano!”
Matteo non rispose, ma si girò a osservare di nuovo il corpo senza vita dietro di loro.
Poi, sospirando, disse “Hai ragione. C’è Anne morta a due passi da noi e siamo gli unici nel cottage. Inutile chiedersi chi incolperanno per il delitto.”
“Forse però qualcosa possiamo fare.” continuò Robert abbassando la voce “Sono convinto di aver sentito dei rumori provenire dal piano di sopra. Forse l’assassino è ancora qui. Potremmo andare a controllare.”
“Considerando la ferita che ha ucciso Anne, per me è armato di macete. E io non vado a caccia di uomini armati di macete. Ma se vuoi puoi andare tu, visto che la cosa non ti crea problemi. Ti aspetto qui.”
“Guarda che discutere non aiuta, in questo casino ci siamo tutti e due. Ti ripeto: andiamo insieme. Vedrai che in due lo catturiamo.”
“Io ho una idea migliore, saltiamo fuori dalla finestra che da sul retro. Ci facciamo una passeggiata di mezz’ora e quando torniamo fingiamo di non saperne nulla.”
“E pensi che se la berranno, questa tua idea?”
“Se hai proposte migliori ti ascolto… ma abbiamo i secondi contati.”
Robert rifletté solo un momento, e poi rispose “Ok, ci sto. Prendiamo le giacche ed andiamo.”
In tutta fretta i due ragazzi si misero le giacche, ma prima di tentare la fuga guardarono di nuovo la situazione dalla finestra davanti. I tre uomini, per loro fortuna, si erano fermati lungo il viottolo. I due poliziotti stavano parlando con Thomas, che sembrava agitato e si sbracciava. Ma quando i due poliziotti gli parlavano si calmava, annuendo con il capo.
Matteo e Robert, sfruttarono quel ritardo. Si avvicinarono alla finestra che dava sull’altro lato del cortile, aprirono le due imposte e saltarono fuori.
Ma una volta usciti entrambi Robert imprecò. Poi, girandosi verso Matteo, disse “Temo che questo piano faccia un po’ schifo.”
“Cioè?”
“Come facciamo adesso a chiudere la finestra dal di fuori?”
Matteo perse il sorriso e si guardò i polsi, già vedeva il segno delle manette.
“Porca miseria a questo non avevo pensato…”
“E ora che facciamo? Se trovano la finestra aperta, ci mettono due secondi a capire che siamo fuggiti verso il bosco. E se scoprono che siamo noi ad essere scappati non avremo molti modi per giustificarci.”
“Torniamo dentro.”
“Cosa! Stai scherzando vero?”
“Robert hai ragione. Fuggire così è come ammettere di aver commesso il delitto. Non fare storie e salta dentro.”
Robert imprecò ancora, ma poi seguì Matteo. Una volta entrati chiusero le imposte e Robert andò a controllare la situazione dall’altro lato.
“Matteo, i tre sono ancora lì. Ora cerchiamo un posto dove nasconderci.”
“Dove andiamo secondo te, sotto il letto? Al piano di sopra?”
L’altro gli sorrise con una espressione indecifrabile e rispose “Io conosco un posto fantastico e più sicuro, seguimi.”
I due si avvicinarono alle scale, il corpo della povera Anne stava già cambiando colore.
“Povera Anne, chi può averle fatto questo? Era una donna così per bene…”
“Non lo so Matteo, ma chiunque fosse ci ha messo in un bel casino. Ecco, vieni da questa parte.”
Robert si avvicinò alla parete sotto le scale, girò una piccola applique nel muro e si aprì un vano nel sotto scala.
“Fantastico, Robert! Non sapevo che qui ci fosse un passaggio segreto.”
“Non è un passaggio segreto. E’ solo un vano nascosto sotto le scale. Ma per noi può bastare.”
“L’ importante è che ci nasconda da quei tre, avanti entriamo. Ma tu come facevi a sapere di questo vano?”
“E’ una lunga storia, te ne parlo in un altro momento se non ti dispiace. Entra e taci.”
I due ragazzi entrarono nel vano, Robert girò il meccanismo dalla parte interna e la porta si richiuse. Erano al buio, la luce entrava attraverso le fessure tra i vari gradini. L’odore di muffa era ben marcato. Si avvicinarono agli spiragli di luce per poter tener d’occhio la porta. Che dopo qualche minuto si aprì.
“Anne sei in casa? Sono io, ho portato gli agenti.” disse Thomas entrando.
Ma dopo il primo passo, vide il corpo di Anne sul pavimento, e rimase impietrito. Continuava a stringere la maniglia della porta, immobile e con gli occhi sgranati.
I due poliziotti entrarono subito dopo di lui. Uno di loro si chinò verso il corpo di Anne.
“E’ morta, non ci sono dubbi.”
L’altro poliziotto si avvicinò a Thomas e lo sorresse con un braccio, staccandolo dalla porta.
“Thomas, appoggiati a me.”
“Ma chi può aver fatto questo a mia moglie?” furono le uniche parole che riuscì a dire.
“Io rimango qui con Thomas, tu fai un giro per il cottage e controlla porte e finestre. Occhio, l’assassino potrebbe essere ancora in casa. Intanto chiamo rinforzi via radio.”
Detto ciò prese la radio e chiamò la centrale.
I pensieri dei due ragazzi erano rivolti al collega che aveva iniziato a controllare le stanze.
Da prima salì al piano di sopra.
Dopo pochi minuti, il poliziotto tornò al pian terreno.
“Nulla?” chiese il collega.
“Thomas mi ha detto che avevano due ospiti, i soliti turisti a caccia di mostri.”
“Ok, controllo i nomi sul registro allora” rispose l’altro vedendo lo sguardo vuoto dell’uomo.
“Comunque, sopra, la finestra del bagno era aperta. Da lì con un balzo si arriva sul tetto del portichetto. Saltare poi a terra e fuggire verso il bosco è un attimo.”
“Ok, dopo guardiamo fuori. Ma prima continua il giro dentro. La centrale mi ha detto che i rinforzi saranno qui a breve.”
Il poliziotto continuò l’ispezione, mentre l’altro cercava di far riprende Thomas. Ma se non avesse sbattuto le palpebre di tanto in tanto, si poteva giurare che fosse morto pure lui.
“Robert hai sentito? sopra c’era una finestra aperta.”
“Ho sentito. Dovevamo andare di sopra e beccare l’assassino.”
“Certo e magari anche una coltellata.”
“Il solito esagerato, eravamo sempre due contro uno.”
“Uno armato, contro due a mani nude.”
Il ritorno del poliziotto li interruppe.
“Altro indizio?”
“No, mi sembra tutto in ordine. Ho trovato il registro di Anne in cucina e ci sono segnati due nomi, Matteo e Robert.”
“Bene, abbiamo due sospetti.”
Male, pensarono i due ragazzi nel sottoscala.
“Se è scappato dal bagno ci saranno delle tracce intorno a casa.”
“Oppure si è nascosto nella cascina.”
“Potrebbe essere.” Replicò l’altro.
“Thomas te la senti di rimanere qui in casa da solo un attimo? Io vado a controllare la cascina, mentre il mio collega fa un giro intorno al cottage, per cercare qualche impronta. Che dici, posso lasciarti solo cinque minuti?”
Thomas annui meccanicamente con la testa.
I due poliziotti uscirono rapidi alla ricerca di tracce.
I ragazzi avrebbero voluto uscire dal nascondiglio, aprire la porta e fuggire per il viottolo, ma Thomas li avrebbe visti.
Matteo sbirciò attraverso una piccola fessura, ma tutto era immobile o quasi.
Thomas camminava a piccoli passi nella direzione del sottoscala, con gli occhi sbarrati e sussurrando di continuo una frase che gli gelò il sangue.
“Vano nascosto, vano nascosto.”
“Robert, brutte notizie!”
Non ricevendo risposta si girò verso di lui. Era immobile e guardava fisso verso un punto del muro.
“Pure io” disse senza muovere la testa. Alzò il braccio ed indicò una mensola in angolo.
Sopra vi era appoggiato un grosso coltello, coperto di macchie di sangue.


(Autore: Fabio Trenti - revisione 1)

Considerazioni e modo di procedere

Dopo una breve valutazione del materiale pervenuto (materiale che sarà proposto nei post immediatamente successivo a questo) la redazione del progetto Open Book ha deciso di procedere con una aggiunta al regolamento, che dovrebbe, almeno a nostro parere, migliorare le possibilità di qualità e coerenza nello sviluppo delle tracce.
L'idea è molto semplice: invece di pubblicare necessariamente solo il capitolo migliore tra quelli pervenuti, abbiamo deciso di proporne più d'uno, se la qualità di quanto avete inviato lo permette. In questo caso, invece di avere, ad esempio, solo il Capitolo I, avremo il Capitolo I (a), il Capitolo I (b) eccetera.
Starà a voi, a questo punto, scegliere quello che vi piace di più, o quello in cui vedete più possibilità di sviluppo, e continuarlo.
E sarà in base al miglior continuo (o ai migliori continui) pervenuti che verrà "fissato" il capitolo precedente.
Se, cioè, il materiale migliore sarà per il continuo del Capitolo I (a), allo scadere della consegna per il Capitolo II renderemo ufficiale il Capitolo I (a), scartando di fatto il Capitolo I (b) dal progredire della narrazione.
La scelta del Capitolo II (nel caso ce ne sia più d'uno da noi ritenuto valido) sarà poi data dalla vostra scelta per il Capitolo III, e così via fino alla fine.
In questo modo per essere selezionati non conterà solo una buona capacità narrativa nel creare un pezzo della storia, ma anche quanto, secondo voi o altri, il vostro contributo possa portare un po' più avanti nella trama.
Vi sembra complesso?
Forse lo è più da spiegare che da mettere in pratica. Ma per ulteriori chiarimenti vi rimandiamo alle note in fondo ai nuovi capitoli di questa storia giallo/noir.
Intanto complimenti ai partecipanti (anche a quelli eventualmente scartati) e buon lavoro. Ricordandovi che la prossima scadenza è il 4 febbraio, sempre a mezzanotte.

venerdì 30 gennaio 2009

Chiusura invio per Capitolo I

Alla mezzanotte del 30/1 è scaduto il termine per l'invio dei contributi per il Capitolo I - sezione noir (le altre due sezioni proseguono invece fino alla mezzanotte del 31/1).
Entro l'ora di pranzo sarà postato il materiale selezionato e specificata la data di scadenza per l'invio del Capitolo II

sabato 24 gennaio 2009

» Prologo

Matteo avvicinò le mani al termo quasi senza accorgersene, mentre guardava la pioggia sottile affogare anche quella seconda mattinata di febbraio e rendere lucido tutto, il cancello sommerso dall’edera, la vecchia cascina poco lontana, l’erba lungo la strada e le foglie scure degli alberi secolari al limitare del bosco.
Gli piaceva restare in piedi, davanti a quella finestra, dopo colazione, e scrutare quello scorcio del sentiero che portava a Inverness, apprezzandone la stasi quasi perfetta, rotta solo dal vento gelido. Mentre, dietro di lui, all’interno della cucina del Cottage Redmought, sentiva la signora Anne che rassettava, brontolando con quel suo forte accento, e Robert, ancora a tavola, che scriveva qualcosa con il suo portatile.
Anne, che si muoveva agile, nonostante l’età e la corporatura abbondante, parlava di continuo. Raccontava la storia dei tanti soprammobili che aveva in casa, descriveva minuziosamente i luoghi che le piacevano intorno a Lochness, faceva pettegolezzi su tutte le persone che conosceva. I ragazzi, e il marito quando era a casa, facevano finta di ascoltarla e rispondevano con commenti generici di tanto in tanto. L’inglese della donna era, tra l’altro, al limite di quello che Matteo poteva seguire, anche se fosse stato interessato, e quindi per lui quel continuo parlottare era diventato come un rumore di fondo. Una caratteristica fastidiosa ma importante di quella bella casa a due piani, come gli spifferi, l’odore di tabacco e la polvere.
Quella mattina però Anne sembrava agitata, e non insistette quando vide che Matteo e Robert non reagivano ai suoi commenti. Si limitò a corrucciare la fronte, con quell’espressione che ormai entrambi conoscevano bene, e continuò i suoi lavori.
Matteo guardò l’orologio da polso, preoccupato, e si girò un istante. Quando il giovane tedesco se ne accorse, abbassò il visore del suo computer, guardandolo quasi con sfida. Ma Matteo aveva cercato con gli occhi il telefono sulla angoliera, che non si decideva a suonare, e non quel secondo ospite del Bed&Breakfast, dove risiedeva ormai da un mese. E quindi si limitò a rispondere al gesto con uno sguardo più stanco che stupito, e sospirando tornò a guardare fuori. Robert si schiarì la gola, come se volesse aggiungere qualcosa a quello scambio, ma poi Matteo sentì la TV accendersi, e la voce acuta del solito cronista locale diventò l’unica, nella stanza.
“Le ricerche continuano senza sosta, ma la polizia, dopo tre giorni, inizia a credere che sia molto improbabile…”
Squillò il telefono, proprio mentre alla televisione mostravano per l’ennesima volta la foto del turista scomparso.
Matteo ebbe un sussulto e corse a rispondere, quasi spingendo di lato Anne, che era più vicina all’apparecchio.
“Pronto?”, disse, in italiano, titubante.
Ma dall’altro capo, dopo un attimo, una voce maschile, roca, chiese se quella era casa Redmought, e se era possibile parlare con Thomas o Anne.
“Anne, è per te” disse Matteo, passando alla donna la cornetta, prima di sedersi di fronte a Robert.
Robert alzò gli occhi e lo fissò in silenzio. Poi, come se la cosa gli costasse, disse “Scusa per ieri sera al pub.”.
Matteo impiegò un po’ per capire a cosa si riferisse l’altro. Non erano amici. Erano lì per motivi diversi e si erano conosciuti per caso. Quindi quando gli rispose, lo fece quasi sorridendo, perché per lui quanto accaduto non aveva alcuna importanza. Tanto meno quella mattina.
“Te ne sei andato all’improvviso senza dire nulla.”
L’altro abbassò gli occhi.
“C’entra per caso quella ragazza bionda col piercing?” aggiunse Matteo, mentre sentiva che il tono della telefonata di Anne diventava astioso.
“Eh? Che ragazza?” chiese Robert, tradendo un brivido.
Anne urlò al telefono una sequenza di parolacce e poi buttò giù con forza, con il viso deformato dall’ira.
I due ragazzi la guardarono preoccupati, senza sapere cosa fare.
In un istante Anne si calmò, tornò la padrona di casa rassicurante che conoscevano, e chiese loro “Avete visto Lola, questa mattina?”
Robert e Matteo scossero la testa.
“Quel maledetto cane” disse allora lei “Quella bestia inutile”. E uscì borbottando dalla cucina, chiudendosi la porta alle spalle.
Matteo spense la TV, poi si assicurò che la cornetta del telefono fosse appoggiata bene, e iniziò a camminare avanti e indietro, dalla finestra al telefono e dal telefono alla finestra, senza che Robert dicesse nulla.
Dopo un po’ guardò di nuovo l’orario, e chinò il capo. “È tardi”, pensò. “Ormai è tardi”.
Si girò verso l’altro ragazzo e disse “Robert… ti volevo chiedere una cosa. Lascia stare il pub di ieri sera. È un po’ che ci penso e…”
Un grido soffocato e un forte rumore troncò la frase a metà. I due uscirono di corsa dalla cucina per vedere cosa era successo.
Davanti alle scale videro Anne, a terra, riversa e immobile.
Robert fu il primo ad avvicinarsi, mentre Matteo era rimasto indietro, impietrito. Il giovane cercò di scuoterla, senza successo, poi provò a girarla lentamente su un fianco. Esclamò qualcosa in tedesco, e fece cenno all’altro di avvicinarsi.
“È svenuta?” chiese Matteo.
“No,” rispose Robert “direi che è morta.”
A Matteo sembrò che la temperatura intorno a lui fosse scesa sotto lo zero. “Ne sei sicuro? Dici che è scivolata dalla scale?” chiese infine.
“È sicuramente morta. E, guarda.” disse spostando ancora il corpo della donna “Vedi? Ha il petto squarciato. Come se l’avessero accoltellata. E secondo me se fosse caduta dalle scale, non sarebbe messa in questo modo.”
“Eh?”
“Ssh. Ascolta. Mi è sembrato di sentire un rumore al piano di sopra.”
Matteo guardò Anne, con la testa piegata di lato, e il petto che diventava sempre più rosso, e cercò qualcosa a cui appoggiarsi. Sì, forse anche lui sentiva rumore di passi provenire dal piano di sopra.
“Anche la porta è aperta.” aggiunse Robert, rialzandosi.
Matteo si accorse solo allora che la porta che dava sul cortile era accostata, e non chiusa, come era di norma. Si avvicinò e la tirò a sé, aprendola, mentre Robert gli chiedeva cosa dovevano fare.
E fu in quel momento che Matteo si accorse che, poco distante, sul sentiero, c’era Thomas. Stava tornando a casa, accompagnato da due poliziotti con le pistole ben visibili in mano.

(Autore: Marco Giorgini)


Chi vuole contribuire a questo romanzo collettivo deve mandare il capitolo seguente (il Capitolo I) entro e non oltre le ore 24 del 30/1 a bookmodena.noir@gmail.com

Regolamento di partecipazione

Ognuna delle tre sezioni del progetto Open Book ha come obiettivo la realizzazione di un romanzo breve, composto da un prologo (fornito dall'organizzazione - su questo blog - all'inizio del progetto), da sei o sette capitoli e da un eventuale epilogo. Dal momento della pubblicazione del prologo chi è interessato a partecipare avrà sei giorni per scrivere una proposta per il primo capitolo e spedirla via e-mail alla redazione. Tra le opere ricevute ne verrà scelta una, ritenuta a giudizio insindacabile degli organizzatori migliore per valore letterario o per congruenza con la linea narrativa, che verrà pubblicata sul blog come proseguo. Da quel momento sarà possibile spedire una proposta per un successivo capitolo, e così via fino al termine del progetto (che si concluderà verso la fine di febbraio 2009). Tra un capitolo e il successivo ci saranno circa 4-5 giorni di tempo per inviare un contributo. La data esatta verrà comunque scritta su queste pagine, in fondo a ogni capitolo, insieme al nome (o ai nomi) degli autori di quella parte.
Chi desidera partecipare, per contribuire al progetto Open Book, deve sapere, tenere presente e accettare quanto segue:

  1. Chi partecipa accoglie i principi di condivisione e libera diffusione dei contenuti creativi, e acconsente alla pubblicazione della propria opera sotto licenza Creative Commons 2.5 (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/deed.it ).
  2. Per esigenze di uniformità del racconto, chi partecipa consente alla redazione l'editing e anche una più ampia modifica del testo inviato.
  3. Il testo deve essere inviato via mail (a uno di questi indirizzi, in base al genere a cui si vuole contribuire, bookmodena.noir@gmail.com, bookmodena.fantasy@gmail.com o bookmodena.narrativa@gmail.com ) come allegato, in formato TXT o RTF. Nel corpo del mail andrà inoltre inclusa la seguente liberatoria:
    "Io (nome e cognome), nato il (data) a (luogo), autorizzo la redazione di Book Modena alla eventuale modifica e pubblicazione del testo in allegato, per l'iniziativa Open Book - edizione 2009. Dichiaro di avere preso visione del regolamento e di averlo compreso e accettato."
  4. La scadenza per l'invio del testo è indicata di volta in volta in queste pagine.
  5. Il testo deve essere compreso tra 3000 e 7000 battute inclusi gli spazi.
  6. I testi devono essere in terza persona, al passato e i dialoghi devo essere tra virgolette ("").
  7. Verrà inviata una mail di conferma di ricezione del racconto. Questa conferma NON attesta né la conformità di quanto ricevuto, né l'eventuale accettazione del testo per il progetto, ma SOLO la ricezione del mail da parte della redazione.

OPEN BOOK, il libro è aperto

Il 7 e 8 marzo 2009 Modena presenta Book, Fiera della piccola e media editoria (seconda edizione) organizzata, sostenuta e promossa da Infinito edizioni, associazione Progettarte e Comune di Modena.
Un’occasione di incontro tra lettori, editori e autori all’interno di una storica e prestigiosa cornice quale il Foro Boario di Modena. Book mette al centro dell’attenzione il libro come meraviglioso strumento di conoscenza e libertà. Nella cornice della manifestazione, le Biblioteche del Comune di Modena in collaborazione con XoMeGaP e KULT Underground/KULT Virtual Press presentano Open Book, un progetto aperto per la realizzazione di un 'romanzo collettivo'. L'iniziativa è rivolta a tutti gli appassionati di scrittura e 'culminerà' nella presentazione di un e-book, liberamente scaricabile dai nostri siti (Zona Holden), durante l'incontro conclusivo di Book Modena l'8 marzo 2009. Sono proposte tre linee narrative, a cui ognuno può partecipare collegandosi ai seguenti blog:

Per altre informazioni sulla manifestazione, info: http://bookmodena.blogspot.com/