I due poliziotti e Thomas si stavano avvicinando sempre più al cottage.
I ragazzi avevano richiuso piano la porta, e ora li osservavano attoniti dalla finestra, in un silenzio carico di preoccupazione.
“Matteo” disse infine Robert “dobbiamo fare qualche cosa… quei tre stanno arrivando e una volta qui ci incastrano!”
Matteo non rispose, ma si girò a osservare di nuovo il corpo senza vita dietro di loro.
Poi, sospirando, disse “Hai ragione. C’è Anne morta a due passi da noi e siamo gli unici nel cottage. Inutile chiedersi chi incolperanno per il delitto.”
“Forse però qualcosa possiamo fare.” continuò Robert abbassando la voce “Sono convinto di aver sentito dei rumori provenire dal piano di sopra. Forse l’assassino è ancora qui. Potremmo andare a controllare.”
“Considerando la ferita che ha ucciso Anne, per me è armato di macete. E io non vado a caccia di uomini armati di macete. Ma se vuoi puoi andare tu, visto che la cosa non ti crea problemi. Ti aspetto qui.”
“Guarda che discutere non aiuta, in questo casino ci siamo tutti e due. Ti ripeto: andiamo insieme. Vedrai che in due lo catturiamo.”
“Io ho una idea migliore, saltiamo fuori dalla finestra che da sul retro. Ci facciamo una passeggiata di mezz’ora e quando torniamo fingiamo di non saperne nulla.”
“E pensi che se la berranno, questa tua idea?”
“Se hai proposte migliori ti ascolto… ma abbiamo i secondi contati.”
Robert rifletté solo un momento, e poi rispose “Ok, ci sto. Prendiamo le giacche ed andiamo.”
In tutta fretta i due ragazzi si misero le giacche, ma prima di tentare la fuga guardarono di nuovo la situazione dalla finestra davanti. I tre uomini, per loro fortuna, si erano fermati lungo il viottolo. I due poliziotti stavano parlando con Thomas, che sembrava agitato e si sbracciava. Ma quando i due poliziotti gli parlavano si calmava, annuendo con il capo.
Matteo e Robert, sfruttarono quel ritardo. Si avvicinarono alla finestra che dava sull’altro lato del cortile, aprirono le due imposte e saltarono fuori.
Ma una volta usciti entrambi Robert imprecò. Poi, girandosi verso Matteo, disse “Temo che questo piano faccia un po’ schifo.”
“Cioè?”
“Come facciamo adesso a chiudere la finestra dal di fuori?”
Matteo perse il sorriso e si guardò i polsi, già vedeva il segno delle manette.
“Porca miseria a questo non avevo pensato…”
“E ora che facciamo? Se trovano la finestra aperta, ci mettono due secondi a capire che siamo fuggiti verso il bosco. E se scoprono che siamo noi ad essere scappati non avremo molti modi per giustificarci.”
“Torniamo dentro.”
“Cosa! Stai scherzando vero?”
“Robert hai ragione. Fuggire così è come ammettere di aver commesso il delitto. Non fare storie e salta dentro.”
Robert imprecò ancora, ma poi seguì Matteo. Una volta entrati chiusero le imposte e Robert andò a controllare la situazione dall’altro lato.
“Matteo, i tre sono ancora lì. Ora cerchiamo un posto dove nasconderci.”
“Dove andiamo secondo te, sotto il letto? Al piano di sopra?”
L’altro gli sorrise con una espressione indecifrabile e rispose “Io conosco un posto fantastico e più sicuro, seguimi.”
I due si avvicinarono alle scale, il corpo della povera Anne stava già cambiando colore.
“Povera Anne, chi può averle fatto questo? Era una donna così per bene…”
“Non lo so Matteo, ma chiunque fosse ci ha messo in un bel casino. Ecco, vieni da questa parte.”
Robert si avvicinò alla parete sotto le scale, girò una piccola applique nel muro e si aprì un vano nel sotto scala.
“Fantastico, Robert! Non sapevo che qui ci fosse un passaggio segreto.”
“Non è un passaggio segreto. E’ solo un vano nascosto sotto le scale. Ma per noi può bastare.”
“L’ importante è che ci nasconda da quei tre, avanti entriamo. Ma tu come facevi a sapere di questo vano?”
“E’ una lunga storia, te ne parlo in un altro momento se non ti dispiace. Entra e taci.”
I due ragazzi entrarono nel vano, Robert girò il meccanismo dalla parte interna e la porta si richiuse. Erano al buio, la luce entrava attraverso le fessure tra i vari gradini. L’odore di muffa era ben marcato. Si avvicinarono agli spiragli di luce per poter tener d’occhio la porta. Che dopo qualche minuto si aprì.
“Anne sei in casa? Sono io, ho portato gli agenti.” disse Thomas entrando.
Ma dopo il primo passo, vide il corpo di Anne sul pavimento, e rimase impietrito. Continuava a stringere la maniglia della porta, immobile e con gli occhi sgranati.
I due poliziotti entrarono subito dopo di lui. Uno di loro si chinò verso il corpo di Anne.
“E’ morta, non ci sono dubbi.”
L’altro poliziotto si avvicinò a Thomas e lo sorresse con un braccio, staccandolo dalla porta.
“Thomas, appoggiati a me.”
“Ma chi può aver fatto questo a mia moglie?” furono le uniche parole che riuscì a dire.
“Io rimango qui con Thomas, tu fai un giro per il cottage e controlla porte e finestre. Occhio, l’assassino potrebbe essere ancora in casa. Intanto chiamo rinforzi via radio.”
Detto ciò prese la radio e chiamò la centrale.
I pensieri dei due ragazzi erano rivolti al collega che aveva iniziato a controllare le stanze.
Da prima salì al piano di sopra.
Dopo pochi minuti, il poliziotto tornò al pian terreno.
“Nulla?” chiese il collega.
“Thomas mi ha detto che avevano due ospiti, i soliti turisti a caccia di mostri.”
“Ok, controllo i nomi sul registro allora” rispose l’altro vedendo lo sguardo vuoto dell’uomo.
“Comunque, sopra, la finestra del bagno era aperta. Da lì con un balzo si arriva sul tetto del portichetto. Saltare poi a terra e fuggire verso il bosco è un attimo.”
“Ok, dopo guardiamo fuori. Ma prima continua il giro dentro. La centrale mi ha detto che i rinforzi saranno qui a breve.”
Il poliziotto continuò l’ispezione, mentre l’altro cercava di far riprende Thomas. Ma se non avesse sbattuto le palpebre di tanto in tanto, si poteva giurare che fosse morto pure lui.
“Robert hai sentito? sopra c’era una finestra aperta.”
“Ho sentito. Dovevamo andare di sopra e beccare l’assassino.”
“Certo e magari anche una coltellata.”
“Il solito esagerato, eravamo sempre due contro uno.”
“Uno armato, contro due a mani nude.”
Il ritorno del poliziotto li interruppe.
“Altro indizio?”
“No, mi sembra tutto in ordine. Ho trovato il registro di Anne in cucina e ci sono segnati due nomi, Matteo e Robert.”
“Bene, abbiamo due sospetti.”
Male, pensarono i due ragazzi nel sottoscala.
“Se è scappato dal bagno ci saranno delle tracce intorno a casa.”
“Oppure si è nascosto nella cascina.”
“Potrebbe essere.” Replicò l’altro.
“Thomas te la senti di rimanere qui in casa da solo un attimo? Io vado a controllare la cascina, mentre il mio collega fa un giro intorno al cottage, per cercare qualche impronta. Che dici, posso lasciarti solo cinque minuti?”
Thomas annui meccanicamente con la testa.
I due poliziotti uscirono rapidi alla ricerca di tracce.
I ragazzi avrebbero voluto uscire dal nascondiglio, aprire la porta e fuggire per il viottolo, ma Thomas li avrebbe visti.
Matteo sbirciò attraverso una piccola fessura, ma tutto era immobile o quasi.
Thomas camminava a piccoli passi nella direzione del sottoscala, con gli occhi sbarrati e sussurrando di continuo una frase che gli gelò il sangue.
“Vano nascosto, vano nascosto.”
“Robert, brutte notizie!”
Non ricevendo risposta si girò verso di lui. Era immobile e guardava fisso verso un punto del muro.
“Pure io” disse senza muovere la testa. Alzò il braccio ed indicò una mensola in angolo.
Sopra vi era appoggiato un grosso coltello, coperto di macchie di sangue.
I ragazzi avevano richiuso piano la porta, e ora li osservavano attoniti dalla finestra, in un silenzio carico di preoccupazione.
“Matteo” disse infine Robert “dobbiamo fare qualche cosa… quei tre stanno arrivando e una volta qui ci incastrano!”
Matteo non rispose, ma si girò a osservare di nuovo il corpo senza vita dietro di loro.
Poi, sospirando, disse “Hai ragione. C’è Anne morta a due passi da noi e siamo gli unici nel cottage. Inutile chiedersi chi incolperanno per il delitto.”
“Forse però qualcosa possiamo fare.” continuò Robert abbassando la voce “Sono convinto di aver sentito dei rumori provenire dal piano di sopra. Forse l’assassino è ancora qui. Potremmo andare a controllare.”
“Considerando la ferita che ha ucciso Anne, per me è armato di macete. E io non vado a caccia di uomini armati di macete. Ma se vuoi puoi andare tu, visto che la cosa non ti crea problemi. Ti aspetto qui.”
“Guarda che discutere non aiuta, in questo casino ci siamo tutti e due. Ti ripeto: andiamo insieme. Vedrai che in due lo catturiamo.”
“Io ho una idea migliore, saltiamo fuori dalla finestra che da sul retro. Ci facciamo una passeggiata di mezz’ora e quando torniamo fingiamo di non saperne nulla.”
“E pensi che se la berranno, questa tua idea?”
“Se hai proposte migliori ti ascolto… ma abbiamo i secondi contati.”
Robert rifletté solo un momento, e poi rispose “Ok, ci sto. Prendiamo le giacche ed andiamo.”
In tutta fretta i due ragazzi si misero le giacche, ma prima di tentare la fuga guardarono di nuovo la situazione dalla finestra davanti. I tre uomini, per loro fortuna, si erano fermati lungo il viottolo. I due poliziotti stavano parlando con Thomas, che sembrava agitato e si sbracciava. Ma quando i due poliziotti gli parlavano si calmava, annuendo con il capo.
Matteo e Robert, sfruttarono quel ritardo. Si avvicinarono alla finestra che dava sull’altro lato del cortile, aprirono le due imposte e saltarono fuori.
Ma una volta usciti entrambi Robert imprecò. Poi, girandosi verso Matteo, disse “Temo che questo piano faccia un po’ schifo.”
“Cioè?”
“Come facciamo adesso a chiudere la finestra dal di fuori?”
Matteo perse il sorriso e si guardò i polsi, già vedeva il segno delle manette.
“Porca miseria a questo non avevo pensato…”
“E ora che facciamo? Se trovano la finestra aperta, ci mettono due secondi a capire che siamo fuggiti verso il bosco. E se scoprono che siamo noi ad essere scappati non avremo molti modi per giustificarci.”
“Torniamo dentro.”
“Cosa! Stai scherzando vero?”
“Robert hai ragione. Fuggire così è come ammettere di aver commesso il delitto. Non fare storie e salta dentro.”
Robert imprecò ancora, ma poi seguì Matteo. Una volta entrati chiusero le imposte e Robert andò a controllare la situazione dall’altro lato.
“Matteo, i tre sono ancora lì. Ora cerchiamo un posto dove nasconderci.”
“Dove andiamo secondo te, sotto il letto? Al piano di sopra?”
L’altro gli sorrise con una espressione indecifrabile e rispose “Io conosco un posto fantastico e più sicuro, seguimi.”
I due si avvicinarono alle scale, il corpo della povera Anne stava già cambiando colore.
“Povera Anne, chi può averle fatto questo? Era una donna così per bene…”
“Non lo so Matteo, ma chiunque fosse ci ha messo in un bel casino. Ecco, vieni da questa parte.”
Robert si avvicinò alla parete sotto le scale, girò una piccola applique nel muro e si aprì un vano nel sotto scala.
“Fantastico, Robert! Non sapevo che qui ci fosse un passaggio segreto.”
“Non è un passaggio segreto. E’ solo un vano nascosto sotto le scale. Ma per noi può bastare.”
“L’ importante è che ci nasconda da quei tre, avanti entriamo. Ma tu come facevi a sapere di questo vano?”
“E’ una lunga storia, te ne parlo in un altro momento se non ti dispiace. Entra e taci.”
I due ragazzi entrarono nel vano, Robert girò il meccanismo dalla parte interna e la porta si richiuse. Erano al buio, la luce entrava attraverso le fessure tra i vari gradini. L’odore di muffa era ben marcato. Si avvicinarono agli spiragli di luce per poter tener d’occhio la porta. Che dopo qualche minuto si aprì.
“Anne sei in casa? Sono io, ho portato gli agenti.” disse Thomas entrando.
Ma dopo il primo passo, vide il corpo di Anne sul pavimento, e rimase impietrito. Continuava a stringere la maniglia della porta, immobile e con gli occhi sgranati.
I due poliziotti entrarono subito dopo di lui. Uno di loro si chinò verso il corpo di Anne.
“E’ morta, non ci sono dubbi.”
L’altro poliziotto si avvicinò a Thomas e lo sorresse con un braccio, staccandolo dalla porta.
“Thomas, appoggiati a me.”
“Ma chi può aver fatto questo a mia moglie?” furono le uniche parole che riuscì a dire.
“Io rimango qui con Thomas, tu fai un giro per il cottage e controlla porte e finestre. Occhio, l’assassino potrebbe essere ancora in casa. Intanto chiamo rinforzi via radio.”
Detto ciò prese la radio e chiamò la centrale.
I pensieri dei due ragazzi erano rivolti al collega che aveva iniziato a controllare le stanze.
Da prima salì al piano di sopra.
Dopo pochi minuti, il poliziotto tornò al pian terreno.
“Nulla?” chiese il collega.
“Thomas mi ha detto che avevano due ospiti, i soliti turisti a caccia di mostri.”
“Ok, controllo i nomi sul registro allora” rispose l’altro vedendo lo sguardo vuoto dell’uomo.
“Comunque, sopra, la finestra del bagno era aperta. Da lì con un balzo si arriva sul tetto del portichetto. Saltare poi a terra e fuggire verso il bosco è un attimo.”
“Ok, dopo guardiamo fuori. Ma prima continua il giro dentro. La centrale mi ha detto che i rinforzi saranno qui a breve.”
Il poliziotto continuò l’ispezione, mentre l’altro cercava di far riprende Thomas. Ma se non avesse sbattuto le palpebre di tanto in tanto, si poteva giurare che fosse morto pure lui.
“Robert hai sentito? sopra c’era una finestra aperta.”
“Ho sentito. Dovevamo andare di sopra e beccare l’assassino.”
“Certo e magari anche una coltellata.”
“Il solito esagerato, eravamo sempre due contro uno.”
“Uno armato, contro due a mani nude.”
Il ritorno del poliziotto li interruppe.
“Altro indizio?”
“No, mi sembra tutto in ordine. Ho trovato il registro di Anne in cucina e ci sono segnati due nomi, Matteo e Robert.”
“Bene, abbiamo due sospetti.”
Male, pensarono i due ragazzi nel sottoscala.
“Se è scappato dal bagno ci saranno delle tracce intorno a casa.”
“Oppure si è nascosto nella cascina.”
“Potrebbe essere.” Replicò l’altro.
“Thomas te la senti di rimanere qui in casa da solo un attimo? Io vado a controllare la cascina, mentre il mio collega fa un giro intorno al cottage, per cercare qualche impronta. Che dici, posso lasciarti solo cinque minuti?”
Thomas annui meccanicamente con la testa.
I due poliziotti uscirono rapidi alla ricerca di tracce.
I ragazzi avrebbero voluto uscire dal nascondiglio, aprire la porta e fuggire per il viottolo, ma Thomas li avrebbe visti.
Matteo sbirciò attraverso una piccola fessura, ma tutto era immobile o quasi.
Thomas camminava a piccoli passi nella direzione del sottoscala, con gli occhi sbarrati e sussurrando di continuo una frase che gli gelò il sangue.
“Vano nascosto, vano nascosto.”
“Robert, brutte notizie!”
Non ricevendo risposta si girò verso di lui. Era immobile e guardava fisso verso un punto del muro.
“Pure io” disse senza muovere la testa. Alzò il braccio ed indicò una mensola in angolo.
Sopra vi era appoggiato un grosso coltello, coperto di macchie di sangue.
(Autore: Fabio Trenti - revisione 1)
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