sabato 31 gennaio 2009

» Capitolo I (non selezionato)

“Merda! - imprecò Robert. Poi si rivolse a Matteo, che stava ancora contemplando, sconvolto, il corpo insanguinato di Anne.
“Che diavolo stai facendo lì impalato!? Svelto! Dammi una mano a spostare il cadavere da qui e nasconderlo da qualche parte!.
“Ma…che cosa stai dicendo?! Che cos’è che dovremo fare?”.
Robert lo fissò, dritto negli occhi, con uno sguardo che non ammetteva repliche.
“Stammi bene a sentire. La polizia sta arrivando qui a pistole spianate. A chi credi che daranno la colpa, se ci trovano in compagnia della padrona di casa praticamente squartata a metà? Io non ho nessuna intenzione di finire nei guai. Tra una settimana, me ne andrò da questo maledetto posto…e non voglio avere nessuna ragione per essere trattenuto qui. Mi hai capito?”.
Matteo annuì.
“Svelto, prendila per i piedi e trascinala….nel sottoscala. Io vado a prendere una coperta e qualcosa per pulire le tracce di sangue. Sarà una sistemazione provvisoria. Poi, stanotte porteremo il corpo in un posto più sicuro”.
Robert tornò pochi minuti dopo. Indossava un paio di guanti da giardino e teneva tra le mani una grossa coperta di lana. Matteo, trattenendo un forte senso di nausea, nel frattempo, aveva sistemato il corpo di Anne all’interno del sottoscala.
“Tieni, coprila per bene. Deve rimanere lì finché non troviamo il modo di allontanare Thomas e gli sbirri per un tempo sufficientemente lungo a trovarle una sistemazione migliore. Io, intanto, mi occupo di pulire il pavimento”. Detto fatto, asperse un’abbondante dose di varechina e vi passò sopra uno straccio. Asciugò tutto con un panno e gettò l’attrezzatura nel camino.
“Ecco fatto, con un po’ di fortuna, non si accorgeranno di nulla”.
“E adesso?” - domandò Matteo che, ormai, agiva come un automa.
“Adesso ce ne torniamo di là a fare quello che stavamo facendo prima. Tu parla il meno possibile, e lascia fare a me.
Poi, si diresse verso la sala da pranzo e si sedette nella stessa posizione che occupava prima del tragico ritrovamento, invitando Matteo a fare altrettanto.
“Fossi in te – gli disse, guardandolo dritto negli occhi – comincerei a pensare ad una scusa per lasciare questa città il prima possibile”.
In quello stesso istante, udirono il rumore della chiave che girava nella toppa..
Thomas entrò accompagnato dagli agenti, urlando loro di cercare in tutta la casa.
I poliziotti cominciarono a perlustrare la prima stanza.
“Ho fatto quello che dovevo, da buon cittadino – stava dicendo, in inglese, mormorando tra sé e sé.
Matteo e Robert si affacciarono alla porta della sala da pranzo.
“Fai esattamente come se non fosse successo nulla. Mostrati stupito ed assumi uno sguardo interrogativo” – sussurrò Robert a Matteo.
Come faceva ad essere così freddo? In fondo, pochi minuti prima, avevano ritrovato il cadavere di Anne con il petto squarciato e l’avevano appena nascosto nel sottoscala.
Alla vista dei due ragazzi, i poliziotti si bloccarono con le armi in pugno. Si voltarono, interrogativi, verso il padrone di casa.
“Sono ospiti della locanda” – disse loro Thomas. Poi, rivolto ai due: “Dov’è Anne?”
Matteo sentì un morso allo stomaco. Robert, con il tono più neutro che potesse assumere, spiegò che la donna, dopo una telefonata piuttosto concitata, della quale non avevano compreso che poche parole, per sbollire la rabbia era uscita sbattendo la porta, dicendo che sarebbe andata a cercare il cane. A quel punto, i poliziotti, scandendo bene le parole, in modo che i due stranieri potessero capire ciò che stavano dicendo, domandò loro se, per caso, non avessero notato la presenza di qualcuno di sospetto in casa o nei paraggi. Robert negò con veemenza, sostenendo il gioco che aveva condotto finora.
“Ragazzi, vi chiederei di prestare molta attenzione. – disse loro Thomas, con lo sguardo serio – Si è verificato un episodio davvero spiacevole, sia per la nostra famiglia, sia per la nostra comunità. Qualche giorno fa, durante un trasferimento, è evaso un pericoloso assassino. La polizia ha ragione di credere che potrebbe centrare qualcosa con la scomparsa del turista francese. Probabilmente, il poveretto si è trovato, per caso, sulla sua strada. Potrebbe essere stato ucciso ed il suo corpo nascosto da qualche parte...”.
“Ma, perché la polizia dovrebbe cercarlo proprio qui? – domandò Matteo.
“Perché, dovete sapere, che quel pazzo assassino è il fratello minore di Anne. Quindici anni fa, colto da un raptus, trucidò tutta la sua famiglia. Solo Anne si salvò, fuggendo nel bosco.
Nonostante si trattasse di suo fratello, lei andò dritta alla polizia e lo denunciò, fornendo elementi fondamentali alla sua cattura. Per questo, temiamo che possa venire qui a… finire il lavoro… mi capite?”
Matteo e Robert annuirono.
“Se vorreste andarvene al più presto, vi capirei. Anzi, vi invito caldamente a trovarvi un’altra sistemazione. Non voglio che corriate alcun pericolo. Non appena tornerà Anne, le chiederò di farvi il conto e la metterò al corrente della vicenda…sempre che non lo sappia già…”.
Poi, Thomas, seguito dai poliziotti, uscì dalla casa e si diresse verso la cascina.
“Perfetto! – urlò Matteo a Robert, non appena i tre furono abbastanza lontano. Gli occhi gli bruciavano e sentiva la rabbia, mista alla paura, salirgli dallo stomaco e propagarsi in tutto il suo essere.
“Non solo, adesso, siamo complici di un pazzo assassino, ma rischiamo anche che Jack lo Squartatore ci aspetti al piano di sopra per saltarci addosso e tagliarci la gola alla prima occasione!”
Ad un tratto, udirono un tonfo sommesso.
“Sssst – lo zittì Robert. Poi, lo prese per un braccio e lo trascinò vicino alla finestra. Fecero appena in tempo a scorgere la sagoma di un uomo che correva, lesto come un gatto, dalla parte opposta alla cascina, guadagnando a grandi passi la via per il bosco.



(Autore: Manuela Fiorini)



Questo è il secondo dei due contributi che avevamo selezionato come possibile Capitolo I. Non è stato scelto, in base ai testi pervenuti come Capitolo II, ma abbiamo deciso di lasciarlo comunque on-line, a disposizione dei partecipanti o dei curiosi.

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