mercoledì 25 febbraio 2009

In dirittura di arrivo: il Capitolo VII

Ancora una volta le due trame proseguono in parallelo per il piacere di noi tutti.
Ringraziamo gli autori che hanno mandato il loro contributo per il capitolo VI: Fabio Trenti, Leila B, Francesca Bellei, Manuela Fiorini, Barbara Gennaccari e Claudio Vincenzi. Dobbiamo essere sinceri, la qualità c'era e non è stato facile selezionare i due capitoli vincitori di questa sessione.
Ma torniamo al vero protagonista, la storia. Il capitolo VII sarà probabilmente l'utimo capitolo con la possibilità poi di un epilogo. Dovrete pertanto portare la vicenda vicino alla conclusione se non finirla propriamente. Per questo motivo abbiamo deciso di dare un maggior limite di battute (12000) così che possiate dar corpo alle ultime scene e poter dipanare gli ultimi dubbi dei lettori. (sempre che lo vogliate fare ;-) )
Abbiamo anche pensato ad alcuni aspetti delle due trame che andrebbero affrontati o perlomeno chiariti per non lasciare buchi spropositati nella trama. Qui di seguito ve li elenchiamo divisi per traccia:


Traccia a : Sembra che in definitiva Robert sia il prodotto delle ricerche dei Redmought e che padre Matteo sia pronto a tutto per salvarlo dalle grinfie della Fondazione Baren. Ora però abbiamo due incognite la prima è la ragazza col piercing, (possiamo sfruttarla per ridare un aspetto di “sovrannaturale” e spiegare le stranezze sulle morti di Thomas e del poliziotto) chi è:
1 – un supersoldato (forse è stata lei a intrufolarsi nel cottege e poi a sparare a Matteo e a Robert)
2 – anche lei una cavia del siero I Redmought magari sviluppato in malo modo dal Prof. BEREN
A voi la scelta e le ulteriori proposte.

Secondo, Chi è il prof Beren?
1 – uno scienziato militare
2 – un folle che ricerca la giovinezza
3 – un occultista (qui serve un giro di spiegazioni lungo e credibile)
Anche qua a voila scelta e le ulteriori proposte

Traccia b: Gheorge, lasciatemelo dire, è veramente un bastardo. Come riusciranno i due a cavarsela? Robert è fortemente ferito e Matteo si sta apprestando ad affrontare Gheorge.
Arriverà qualcuno a soccorrerli o al contrario Gheorge avrà la meglio portando a termine la sua missione. La storia prosegue abbastanza limpidamente. L'unico suggerimento è lasciarvi carta bianca. Potreste stupirci e creare un colpo di scena o uno spunto per un epilogo esplosivo ;-)

Vi ricordo la scadenza per il Capitolo VII: Domenica 01 marzo, ore 23.
Per agevolare chi di voi si vuole cimentare con questa traccia, sappiate che cliccando qui potrete scaricare tutto il materiale zippato della storia fino a questo momento.
Ultima cosa: se qualcuno di voi vuole proporre qualche revisione stilistica (o segnalare refusi) in quanto già pubblicato si senta libero di farlo, sempre utilizzando il mail ufficiale di questa sezione.

» Capitolo VI (b)

Gheorge si alzò di scatto, prese la sedia su cui era seduto e la scaraventò fuori dalla finestra, mandandola in mille pezzi.
“Non provare a giudicarmi, ragazzo. Per colpa di Anne e Thomas ho perso tutto. Potevamo fare un mucchio di soldi, ma loro sono rimasti fedeli ai loro stupidi principi. Tutte stronzate che spacciate voi in gonnella.” disse indicando Matteo. “Guarda cosa mi hanno fatto, mi hanno rinchiuso in un carcere per anni, ho perso la famiglia, il mio denaro. Ma ora voglio riprendermi tutto e con gli interessi.”
Matteo spalancò le braccia “Oh poverino. Non farmi ridere. Tu volevi da subito la formula di Anne e Thomas, a tutti i costi. Sapevi che il laboratorio, una volta iniziata la distribuzione, ti avrebbe portato soldi a palate. Ma no, tu volevi tutto e subito e solo per te. Così come sapevi che appena Anne o Thomas avessero scoperto i tuoi veri clienti, ti avrebbero mollato. Ecco perché hai agito d’anticipo. Ma non avevi fatto i conti giusti, da solo non potevi fare nulla. E non parlarmi della famiglia, ne tua moglie ne tuo figlio sapevano realmente chi eri o cosa facevi. Partivi sempre per viaggi di lavoro. Quanti giorni hai passato con loro?”
Gheorge guardò Robert, ma non disse nulla.
“Senti gonnella, come fai a sapere tutte queste cose sul mio passato?”
“Semplice guarda tu stesso” Matteo prese i fascicoli è li lanciò sul tavolo verso l’uomo.
“Nel fascicolo blu, troverai un rapporto dettagliato che i nostri amici dei servizi segreti tedeschi, ci hanno fatto avere quando hanno scoperto la morte del missionario. C’è tutta la tua storia dal momento in cui ti hanno preso, alle cure di Anne e Thomas, alla prigionia, fino alla tua evasione.
Nel fascicolo bianco c’è tutta la storia di Anne e Thomas, informazioni che avevamo già, tranne il fatto che quando hanno ripreso la produzione della sostanza fosse per te.
Quando sono partito da Roma, immaginavo che potevi esserci tu dietro a tutto questo.
Arrivando qui ed incontrando un ragazzo con lo stesso nome e cognome di tuo figlio, non poteva essere una coincidenza. Aspettavo una telefonata di conferma, ma leggendo poi il fascicolo su Robert non ho più avuto dubbi, era proprio tuo figlio.”
Gheorge sfilò una pistola da dietro la cintura dei pantaloni e la puntò verso Matteo.
“Bene gonnella, hai parlato anche troppo. Anch’io avevo le mie informazioni e sapevo che il Vaticano aveva mandato uno dei suoi. Ora ha raggiunto il suo principale e presto tu lo seguirai.
Robert sta a te decidere, cosa vuoi fare? Torna con me. Porterò i due libri a quelli che mi hanno liberato, poi chiuderò per sempre con questa vita. Saremo solo io, te e tua madre. Ce ne andremo dove nessuno ci potrà mai trovare e ricominceremo da zero. Coraggio figliolo, vieni con me.” dicendo così allungò la mano in direzioni di Robert.
Il ragazzo si alzò ed iniziò ad avvicinarsi.
Matteo lo afferrò per un braccio “Pensa bene a quello che fai, non potrai tornare indietro.”
“Basta gonnella, lascialo, o ti faccio saltare la testa adesso.”
Matteo mollò la presa, Robert iniziò ad avvicinarsi al padre.
Quando gli fu vicino prese la sua mano “Eccomi papà, ho sempre rimpianto che te ne fossi andato in cielo quando ero piccolo. Avrei voluto che tu fossi lì vicino a me nei momenti felici della mia vita e nei momenti difficili per consolarmi. Quando vedevo la mamma piangere, sapevo che pensava a te. Ed ora che ti conosco meglio, ho capito che il padre che rimpiangevo, non è mai esistito.” Strinse la mano di Gheorge e gli piegò il braccio dietro la schiena. Matteo era già su di loro, riuscì a disarmarlo e gettò la pistola dalla finestra. L’uomo era più forte del previsto. Nonostante due pugni al ventre tirati da Matteo, aveva ancora tutta la sua forza. Girò di lato scaraventando Robert per terra, il libro gli sfuggi di mano, scorrendo sul pavimento per qualche metro. Matteo fece per recuperarlo,ma un calcio allo sterno buttò giù anche lui.
Gheorge ansimante si avvicino al piano di lavoro della cucina e prese un grosso coltello.
“Così avete deciso di morire. Peccato Robert, potevamo essere potenti, pieni di denaro e felici. Speravo fossi più ragionevole, ma frequentando Anne e Thomas, ti sei rammollito come loro. Non voglio un figlio come te.”
Gheorge si avvicinò ai due, che intanto si erano rialzati in qualche modo. Brandì il primo fendente verso Robert che lo schivò. Matteo ne approfittò e raccolse il libro da terra. Ne strappò qualche pagina ed allungandole a Robert disse “Corri!” Robert saltò fuori dalla finestra rotta in precedenza.
Spiazzato Gheorge si girò verso Matteo “Ora che fai, segui tuo figlio o segui me?” Prese la rincorsa e si lanciò dalla finestra dal lato opposto sfondandola.
Quando Matteo fu all’altezza della cascina si fermò, voleva essere sicuro che Gheorge stesse inseguendo lui.
Invece no, vide una figura correre verso il bosco ed un’ombra più grande seguirla a pochi metri.
“Che stupido, proprio nel bosco doveva infilarsi”
Iniziò a correre verso di loro, ormai era sera e non era facile vedere dove mettere i piedi. Trovarli non sarebbe stato semplice e la mimetica di Gheorge non facilitava certo le cose.
Poco dopo si udì in grido, Matteo cuore in gola corse verso quella direzione.
Sperava con tutte le sue forze di arrivare in tempo. Dopo un attimo si trovò in una piccola radura, Robert era a terra e cercava di ripararsi in qualche modo con il braccio sinistro. La spalla del destro era piena di sangue. Gheorge era in piedi vicino a lui, con il coltello alzato stava per sferrare il colpo decisivo.
“Fermati Gheorge, fermati ti ho detto!”
Matteo si avvicino, mostrando un rosario.
Gheorge lo guardò e si mise a ridere “Che vuoi fare? Un esorcismo, un rito magico? Meglio se reciti qualche preghiera per la tua anima”
“Fermati Matteo, scappa” aveva gridato Robert mentre tentava di allontanarsi strisciando sulla schiena.
“Fermo qui!” Gheorge lo prese per una gamba e gli piantò il coltello nel polpaccio fino a conficcarlo nel terreno “ora non mi scappi più”
L’urlo di dolore di Robert rimbombò per tutta la vallata, ormai era in balia di suo padre.
Matteo lo prese di sprovvista alla spalle, gli avvolse al collo il rosario ed iniziò a strangolarlo.
Gheorge nel tentativo di liberarsi dalla presa iniziò a divincolarsi, ma nulla.
Tirò il rosario, ma non si strappava.
“E’ inutile che provi, i grani di questo rosario sono uniti da un filo d’acciaio.”
Gheorge iniziava a perdere le forze, da prima si inginocchiò, poi paonazzo in viso e senza fiato, cedette, stramazzando al suolo.
Solo allora Matteo mollò la presa e corse da Robert.
“Come stai?”
“Cristo santo, mi fa un male porco. Ma dimmi è morto?”
“No, ha solo perso i sensi. Ora stringi i denti, ti tolgo il coltello”
Matteo strinse la gamba, afferrò il coltello e con un colpo secco lo estrasse.
Robert gemette di nuovo. Matteo prese la cintura dei suoi pantaloni e strinse la gamba di Robert.
“Devo fermarti l’emorragia.” Strinse a più non posso ed il flusso di sangue diminuì.
“Ora fammi vedere la spalla”
Un calcio su un fianco lo fece volare di lato, ora i due erano per terra e Gheorge in piedi vicino a loro.
“Stupidi ci vuol altro per uccidermi, ora morirete.”

(Autore: Francesca Bellei)

Questo è il secondo dei due capitoli VI selezionati, ed è il seguito del capitolo V del filone più giallo/noir della storia. Per continuare a scrivere il seguito vi basterà leggere i primi tre capitoli e poi seguire il IV, il V e il IV del filone b. Una volta deciso come procedere, trasformate l'idea in un testo tra i 3000 e i 12000 caratteri, e inviatelo sempre a bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro domenica 01 marzo, ore 23. Questo sarà probabilmente l'utimo capitolo con la possibilità poi di un epilogo. Dovrete pertanto portare la storia vicino alla conclusione se non finirla propriamente. Per questo motivo avete anche più battute da utilizzare per dar corpo alle ultime scene.
N.B. nel post di questo BLOG al capitolo VII troverai alcuni spunti

» Capitolo VI (a)

Matteo prese un lungo respiro. C’erano troppe incongruenze in quella storia.
Anna e Thomas conoscevano Robert: il video lo testimoniava. I Redmought non erano sprovveduti.
Avevano fatto perdere le loro tracce per trent’anni. Non avrebbero mai abbassato la guardia specie se non si fossero fidati di Robert. Questo portò Matteo a pensare che Robert avesse un ruolo ben diverso nella vicenda di quello che fin’ora gli era stato attribuito.
Matteo riavviò il player del computer guardando e riguardando il testamento dei Redmought.
La sua attenzione veniva sempre calamitata dalle stesse parole pronunciate da Anne:
“… questo puo’ aver dato fastidio a qualcuno” e “… la reliquia di Nostro Signore Gesù Cristo…”
L’ultima frase era sempre preceduta da una carrellata della telecamera che portava in primo piano il viso di Robert.
Il bussare insistente alla porta strappò l’uomo ai suoi pensieri.
“Ispettore la scientifica, sul luogo del delitto, ha trovato questi oggetti” disse un agente appoggiando una serie di buste in plastica sulla scrivania di Matteo “Inoltre, dalle registrazioni della sicurezza, sembra che una donna abbia raggiunto il sospetto nella sua stanza prima dell’omicidio. Questo il video sequestrato all’albergo”
Matteo prese il disco dalle mani dell’uomo. Quando lo avviò vide la ragazza fermarsi alla reception per chiedere qualcosa. L’aveva riconosciuta: era la ragazza bionda col piercing. La seconda immagine la ritraeva mentre camminava sicura lungo il corridoio fino alla porta dietro la quale Robert alloggiava. La ragazza entrò prepotentemente nella stanza. Non vi furono immagini per almeno due minuti, il tempo perché la guardia di sorveglianza si accorgesse della porta aperta.
Le successive scene erano concitate e confuse. Il poliziotto era a terra e dalla stanza, correndo, ne uscì la ragazza che trascinava Robert per mano. Il suo amico aveva lo sguardo fisso alla telecamera, quasi che sapesse che lui lo avrebbe visto. Poi trascinato oltre la visuale della telecamera aveva lasciato cadere a terra qualcosa. Matteo ingrandì quella sezione di video. Sembrava qualcosa di piccolo e dal movimento neanche troppo pesante. Rapido allargò le buste per vederne meglio il contenuto. Quello che cercava era lì, protetto dalla plastica e etichettato come reperto 02. Estrasse il pezzo di cartoncino rettangolare, dalla spessa filigrana, e se lo fece girare fra le dita. Le scritte dorate risaltavano sul bianco perlaceo del fondo: Fondazione Beren. Sul biglietto da visita era riportato sia l’indirizzo che un numero di telefono.
Matteo conosceva la Fondazione filantropica del professor Beren. Spesso le sue ricche donazioni, fatte in favore della Chiesa, avevano permesso di sovvenzionare missioni e opere di carità nelle regioni centrali dell’Africa, ma anche dell’India e del Sud America. In Vaticano giravano anche strane voci sul Professor Beren e sull’attività secondaria della fondazione. I fondi a cui aveva accesso erano quasi illimitati e per molti di dubbia provenienza. C’è chi sosteneva che lo stesso Beren avesse a che fare con gli apparati militari di diversi paesi industrializzati.
A Matteo divenne tutto chiaro. Fece una scansione della chiavetta usb ricevuta da Jane in cerca di ulteriori file nascosti: il sistema non trovò nulla. Gli unici dati presenti erano quelli riguardanti il video testamento.
Nessun file di testo o un pdf contenente la copia delle ricerche dei Redmought. Eppure Jane sosteneva di aver scansionato il libro personalmente. Matteo era sicuro che i Redmought avessero di proposito complicato le cose poco prima della loro dipartita. Le prove di questi suoi pensieri erano lì, davanti ai suoi occhi.
I Redmought avevano eliminato tutte le prove delle loro ricerche lasciando credere a chiunque gli fosse vicino che in realtà ancora possedessero dei segreti. Tutte le prove tranne la formula definitiva e la sua sperimentazione. Robert era la chiave di tutto. Anne e Thomas stessi, con quel video, erano stati più che chiari. Non vi era più grande e potente reliquia che il sangue di Nostro Signore. Tutte metafore. Il sangue di Robert conteneva il segreto della formula rigenerativa. Era per questo che avevano tentato di contattarlo, prima in discoteca e poi al cottage. Per questo erano morti i due scienziati.
Matteo lasciò cadere la testa all’indietro, oltre lo schienale della sedia. Doveva sbrigarsi.
Alzò la cornetta del telefono.
“Sono Matteo Scarlatti. Attivazione procedura Krauser.”
Dall’altro capo del telefono risuonò, chiaro e alto, un lungo bep.
“Sono il colonnello Huster. Agli ordini”
“Mandi un reparto della MC alla sede della Fondazione Beren. Equipaggiamento da incursione. Non entrate in azione fino a mio ordine. Obbiettivo l’estrazione di un civile dallo stabile. Potrebbero esserci forze speciali a difesa dello stabile”
La telefonata si interruppe. Matteo abbassò la cornetta, caricò la pistola e lasciò il distretto.


(Autore: Leila B.)


Questo è il primo dei due capitoli VI selezionati, ed è il seguito del capitolo V del filone più sovrannaturale della storia. Per continuare a scrivere il seguito vi basterà leggere i primi tre capitoli e poi seguire il IV, il V e il IV del filone a.
Una volta deciso come procedere, trasformate l'idea in un testo tra i 3000 e i 12000 caratteri, e inviatelo sempre a bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro domenica 01 marzo, ore 23. Questo sarà probabilmente l'utimo capitolo con la possibilità poi di un epilogo. Dovrete pertanto portare la storia vicino alla conclusione se non finirla propriamente. Per questo motivo avete anche più battute da utilizzare per dar corpo alle ultime scene.
N.B. nel post di questo BLOG al capitolo VII troverai alcuni spunti

martedì 24 febbraio 2009

Problemi tecnici...

Per problemi tecnici (e a causa anche di un afflusso di materiale superiore a quanto ricevuto per i capitoli precedenti) non riusciremo a mettere on-line l'aggiornamento prima di questa sera. Ci scusiamo con lettori e con i partecipanti.

giovedì 19 febbraio 2009

Colpo di scena...

Tra le cose pervenute come possibile capitolo V, due ci sono sembrate particolarmente interessanti. In una (di Manuela Fiorini) - che prosegue il capitolo IV (a) di Barbara Gennaccari - la storia prende una svolta soprannaturale e, anche se la tipologia di questo romanzo è giallo/noir, siamo curiosi di vedere se qualcuno saprà giocare degnamente con questi nuovi elementi. E in un'altra (di Fabio Trenti) - che prosegue il capitolo IV (b) di Claudio Fresi - abbiamo l'incontro con l'assassino di Anne e Thomas, scoprendo non solo che è il padre di Robert, ma anche molti dei retroscena della vicenda.
Cosa dovete fare ora?
Semplice. Leggervi la storia fino al capitolo III incluso, poi leggervi il capitolo IV (a) e V (a), o il capitolo IV (b) e IV (b), e immaginare come la cosa possa andare avanti, ricordando che mancano solo DUE capitoli prima che tutto si concluda.
Se scegliete il proseguimento della Fiorini sappiate che (ammesso che la parte soprannaturale lo sia effettivamente) Matteo dovrà trovare e sconfiggere Robert - o chi si fa passare per lui - prima che questo porti a termine la sua ricerca. Se invece scegliete il proseguimento di Trenti dovrete intanto riuscire a fare rimanere in vita Matteo, Robert e Miriam, ora che si trovano faccia a faccia con Gheorge e quest'ultimo è armato e poco ben disposto nei loro confronti.
Per agevolare chi di voi si vuole cimentare con questa traccia, sappiate che cliccando qui potrete scaricare tutto il materiale zippato della storia fino a questo momento.
Segnatevi la prossima scadenza: martedì 24 febbraio, ore 23.
Ultima cosa: se qualcuno di voi vuole proporre qualche revisione stilistica (o segnalare refusi) in quanto già pubblicato si senta libero di farlo, sempre utilizzando il mail ufficiale di questa sezione.

» Capitolo V (b)

La scatola di metallo conteneva una cassetta a tenuta stagna, con serratura a combinazione elettronica.
I tre rientrarono nel cottage per analizzarla. Miriam, dal solito zaino, tirò fuori vari aggeggi elettronici.
Ci fu un nuovo cambio di agenti e Matteo ordinò di aprire bene gli occhi.
Ora che avevano il libro, erano diventati il bersaglio principale.
Mentre Miriam e Robert cercavano di aprire la cassetta, Matteo si dedicò alla lettura dei documenti arrivati da Roma.
Per sicurezza si erano messi in cucina, le uniche via d’ingresso erano la porta e le tre finestre.
“Non possiamo tagliarla !?” sbottò Robert.
“No, rischiamo di rovinare il contenuto. Meglio sbloccare la serratura”.
“In queste cose ci vuole pazienza” disse Matteo sollevando un attimo gli occhi dalle carte “prova a digitare la tua data di nascita”
Robert compose sul tastierino la data e la cassetta si aprì.
“Uomo batte macchina” disse Miriam.
Il libro sembrava appena uscito da una tipografia, la tenuta stagna aveva fatto il suo dovere.
“Come hai capito che era la mia data di nascita?”
Matteo appoggiò il fascicolo “Perché so chi è l’assassino.”
Miriam che stava uscendo dalla porta si fermò “Chi è?”
Un ombra apparve alle sue spalle e con un colpo alla nuca la fece cadere al suolo svenuta.
Robert prese il libro e corse vicino a Matteo.
L’ uomo, imponente e vestito con una mimetica nera, entrò nella stanza.
Era la stessa figura che gli aveva sparato qualche giorno prima.
I tre rimasero in silenzio fissandosi, poi Matteo guardò Robert e disse “Coraggio Robert, saluta tuo padre.”
Robert impallidì, guardò prima uno e poi l’altro “Sei pazzo, è morto anni fa”
“Invece no” aveva risposto l’ombra, togliendosi il passamontagna.
Robert riconobbe quel viso, era lo stesso della foto che aveva trovato nel pomeriggio.
“Ma tu non puoi essere vivo, tu …“ e si accasciò su una sedia.
“Accomodati Gheorge” disse Matteo “abbiamo tempo, il prossimo cambio arriverà fra tre ore e agli agenti fuori avrai già pensato tu, giusto?”
L’uomo annui e si sedette.
“Robert lascia che ti spieghi un po’ di cose, così ti puoi riprendere dallo shock.”
“Io…”
“Leggendo i fascicoli arrivati da Roma e facendo due calcoli direi che è andata così.
Il laboratorio in Germania di Anne e Thomas era stato messo in piedi con i loro risparmi e l’intervento di un privato, tuo padre. Tutto procedeva al meglio e dopo due anni di lavoro intenso, si poteva iniziare la produzione e la distribuzione della cura. Durante questo periodo Anne e Thomas ospitavano la tua famiglia qui al cottage, per staccare dal lavoro e rilassarvi. I tuoi ricordi e le foto che hai trovato lo confermano. Ma tuo padre aveva altri obiettivi, cercò di scaricare Anne e Thomas dal progetto, ma scoprì che avere il libro non era sufficiente per ricreare la sostanza. Per la parte che mancava Anne e Thomas intervenivano nel processo produttivo a memoria e non avevano passato le informazioni a nessuno. Tentò di farsi dare tutte le istruzioni, ma nulla. Anne e Thomas mollarono tutto, presero il libro e tornarono qui, in attesa di tempi migliori.
Peccato che erano già arrivate ordinazioni e soldi da certi clienti, che non furono contenti quando scoprirono di non poter più avere quanto promesso. Così uno di loro bruciò il laboratorio, con all’interno tuo padre. Ma Gheorge fu salvato da qualcuno che lo teneva d'occhio da tempo, e a cui faceva comodo che tutti lo credessero morto: i servizi segreti tedeschi.
Quando a te e tua madre fu comunicata la morte di tuo padre e l’impossibilità di recuperare il corpo, perché carbonizzato; i creditori e le banche, non persero tempo e senza scrupoli si presero i vostri risparmi lasciandovi sul lastrico.”
“Basta così!” l’uomo aveva lo sguardo furente. Matteo fece finta di nulla.
“I servizi lo fecero perché tuo padre era in contatto con grossi gruppi che gestivano il contrabbando d’armi biologiche e con organi paramilitari interessati ad utilizzare la cura sulle loro truppe. Un uomo con una capacità di rigenerarsi superiore alla media è un bel giocatolo. I servizi da anni cercavano di incastrarlo, ma lui era stato abile a nascondere le tracce. Ora se lo trovavano servito su un piatto d’argento, perché per il resto del mondo non esisteva più. Ma per mettere le mani sui suoi contatti e clienti, doveva vivere. Chiesero aiuto ad Anne e Thomas, che accettarono. Nella cascina qui a fianco Thomas preparava la sostanza ed Anne la sigillava in piccole fiale che nascondeva nei soprammobili, riponendoli sulle mensole nel vano sotto la scala. Un nostro uomo, un frate, passava di qui mensilmente, prendeva una fiala e la portava a Berlino. Spacciandola per acqua benedetta, passava inosservata e la somministrava a tuo padre. Come vedi i risultati sono stati buoni, ha l’aspetto di trent’anni fa.”
“Non capisco perché non ti abbia ancora ucciso, gonnella.” disse l’uomo.
“Chi aveva dato fuoco al laboratorio, se avesse scoperto quello che Anne e Thomas stavano facendo, non ci avrebbe pensato due volte a farli fuori, ecco perché tanta segretezza. Una volta guarito, la fornitura di fiale cessò. Tuo padre continuava a non fornire informazioni sui suoi contatti ed i servizi continuarono a tenerlo rinchiuso. Come vado fin qui?”
L’uomo non rispose.
“Ma qualche settimana fa ad un vecchio cliente, giunse la voce che Gheorge era ancora vivo, e riuscì a farlo fuggire. E come sdebitarsi con un amico che ti libera dopo decenni di prigionia, se non fornendogli in esclusiva la cura. O mi sbaglio?”
L’uomo non si mosse.
“Avendo le giuste informazioni, si recò a Roma. Lì ha ucciso il missionario e recuperato il libro.
Poi è venuto qui, ha scoperto l’agente di supporto ed ha sistemato pure lui.
Rimanevano Anne e Thomas. Quella mattina si sbarazzò di Lola, così non avrebbe abbaiato
allarmando tutti noi. Poi si infilò nella cascina aspettando il momento propizio.
Thomas era uscito, bastava entrare, catturare Anne, ammazzare gli ospiti e al suo ritorno
lo avrebbe ricattato per avere l'altro libro.
Ma qui capita un imprevisto.”
Indicando Robert disse “Tu.”
“Anche se uomo ormai, ha riconosciuto suo figlio. Così con il cellulare chiama, Anne risponde, scambiano qualche parola. A quel punto lui è già in casa e sa di preciso dove si trova lei e noi due. Aspetta nel vano e quando esce dalla cucina l’afferra. Ma vede dalla finestra l’arrivo degli agenti con Thomas, così il piano originale salta e la uccide. Torna nel vano e lascia il coltello. Quando usciamo dalla finestra dietro, spaventati dai passi di sopra, ne approfitta per salire e fuggire nella cascina.”
“Bravo” disse l’uomo “Ma se io ero nel sottoscala, chi camminava al piano superiore?”
“Nessuno. Quando siamo tornati nel vano, ho notato sul muro ricoperto dalla muffa, che in alcune parti era salata via. Come se qualcuno l’avesse preso a calci. Scommetto che facendo così rimbomba e crea l’illusione di passi.”
L’uomo non rispose.
“A quel punto si gioca tutto, spara come un pazzo, evitando te e Thomas, ma non riesce a catturarvi. Quando finiamo in prigione, per lui è troppo rischioso avvicinarsi. Così fa visita a Thomas, ma lui non parla e lo soffoca. Questa mattina, vedendoci cercare, ha pensato di evitarsi la fatica e se fosse saltato fuori il libro, sarebbe venuto a prenderselo. Ed eccolo qui infatti.”
“Vedo che da Roma hanno mandato uno bravo, peccato debba ucciderti.”
Robert guardò quel uomo, che era suo padre, ma anche un assassino e nessun pensiero girava per il verso giusto, disse solo“Papà, come hai potuto…”



(Autore: Fabio Trenti)

E questo è il secondo dei due capitoli V che abbiamo deciso di mettere in gara, ed è il proseguimento del capitolo IV (b). Avendo trovato particolarmente interessanti più di un capitolo, tra quelli pervenuti, abbiamo deciso di continuare entrambe le strade aperte in precedenza. E quindi avete due possibilità di scelta come base per il capitolo VI (il penultimo capitolo di questa storia): leggere prologo, capitolo I, capitolo II, capitolo III, capitolo IV (a) e capitolo V (a) e proseguire in quella direzione (con il maligno che vena di horror una storia inizialmente solo giallo/noir) oppure leggere prologo, capitolo I, capitolo II, capitolo III, capitolo IV (b) e capitolo V (b) e proseguire questa direzione (con la scoperta che l'assassino è il padre di Robert). Una volta fatta la vostra scelta, trasformatela in un testo tra i 3000 e i 7000 caratteri, e inviatelo sempre a bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro martedì 24, ore 23. Sappiate che in base alla qualità di quanto arriverà valuteremo se continuare un solo filone (eliminando l'altro), o se provare a "giocare" anche con il capitolo VII con due tracce distinte tra cui scegliere.

» Capitolo V (a)

Matteo si mise una mano in tasca e strinse forte nel pugno la chiavetta usb che conteneva il segreto della formula, a causa della quale Anne, Thomas ed altre persone innocenti avevano perso la vita. Il suo pensiero corse a Jane: ora era lei ad essere in pericolo. L’assassino voleva entrare in possesso del segreto e non avrebbe esitato ad uccidere ancora. Doveva impedirlo. Ma come? E perché Robert era fuggito? C’entrava forse qualcosa con la serie di omicidi, oppure se ne era semplicemente andato per paura? In questo caso, avrebbe anche potuto comprenderlo, ma nel suo atteggiamento c’era sempre stato qualcosa di poco convincente. E se, invece, il tedesco fosse il mandante degli omicidi o, addirittura, un assassino? Questo poteva spiegare l’atteggiamento del cane Lola nei confronti di una persona che conosceva bene… In un attimo, se ne rese conto: il segreto doveva essere racchiuso proprio lì, in quel piccolo oggetto che stingeva tra le mani e che la giovane Jane gli aveva appena consegnato. Si fece portare un PC portatile e chiese di essere lasciato solo. Una volta chiusa la porta, infilò la chiavetta nel retro del computer ed attese. In pochi secondi, sullo schermo si aprì una finestra e partì un video. Anne e Thomas, sorridenti e molto più giovani di come se li ricordava, gli stavano davanti e gli parlavano.
“Se state guardando questa registrazione, significa che io e Anne non apparteniamo più a questo mondo. Siamo consapevoli dell’importanza della nostra scoperta e siamo pronti ad accettarne il peso e le conseguenze. La medicina in grado di curare l’ulcera di Burulì è stata ottenuta in maniera del tutto causale e non è frutto di ricerche particolari, ma di un semplice atto di Fede. Proprio la Fede ci ha portato a credere a fondo in questa scoperta e, alla fine, è avvenuto un vero e proprio miracolo. I bambini affetti da devastanti piaghe sono guariti completamente, uomini e donne sul punto di morire per l’infezione sono tornati in breve tempo a condurre una vita normale. Sono stati strappati alla morte… molte delle loro anime sono ancora su questa terra. E questo può avere dato molto fastidio a Qualcuno”.
Gli occhi di Matteo si spostarono sul volto di Anne.
“Purtroppo, uno degli effetti “collaterali” della medicina è quella di rigenerare completamente l’epidermide dei malati. E questo ha fatto gola alle grandi majors della cosmesi. La vanità, la bellezza eterna, il denaro, in luogo della solidarietà, della sofferenza, dell’umanità... Chi poteva aspirare a tanto, chi poteva irretire la mente dell’uomo con una simile promessa tentatrice, dargli quello a cui ha sempre aspirato….l’immagine dell’eterna giovinezza, se non il Grande Avversario? Per questo, abbiamo rifiutato le offerte di chiunque vedesse nella nostra scoperta un mezzo per arricchirsi e per questo siamo disposti a dare la vita per proteggerla…”.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta. D’istinto, Matteo chiuse il portatile.
“Avanti...”
“Mi scusi, ispettore, ho in linea un tizio che dice di essere il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Thomas Redmought. Dice anche che è importante…”
“Passami pure la telefonata, grazie”.
Matteo attese che il telefono sulla scrivania emettesse la luce rossa di chiamata in attesa, poi sollevò piano la cornetta.
“Pronto? Sì, sono io….”
“Ti volevo confermare che la morte di Thomas Redmought è avvenuta per soffocamento. Tuttavia, in tutto questo casino, la bella notizia è che le telecamere a circuito chiuso hanno documentato l’ingresso di uno sconosciuto nella stanza di Redmought all’ora dell’omicidio. Si tratta di un anziano affetto da Alzheimer, ospitato nel nostro reparto di lungodegenza. Un tipo tranquillo, che non ha mai dato segni di aggressività. Ho chiamato gli agenti, che lo stanno già interrogando, ma non si ricorda nulla. E’ come avere a che fare con un neonato”.
“Mi stai dicendo che Thomas è stato ucciso da uno sconosciuto?”
“Esattamente, ma c’è dell’altro. Poco fa, è giunta la salma del poliziotto ucciso nel cottage, prima della fuga del tuo “amico”. Ho svolto le prime analisi tossicologiche, dal momento che il suo collega mi ha riferito che potrebbe essere stato avvelenato…”
“Sento che stai per dirmi qualcosa che non mi piacerà….”
“Non so come spiegartelo. Sembra che quest’uomo sia morto, effettivamente, per avvelenamento, ma nel suo corpo non c’è traccia di alcuna sostanza tossica. Ma non è finita…. “
“Ti ascolto…”
“Date le strane circostanze della morte di Redmought e del poliziotto, ho contattato MacNamara della Scientifica e gli ho fatto qualche domanda riguardo alla morte dell’agente sotto copertura, il finto turista, insomma. Anche lui presentava i sintomi di avvelenamento, ma nel suo corpo non è stata trovata traccia di sostanze tossiche…”
“Ho capito, ti ringrazio John, le tue informazioni mi saranno molto utili”.
Matteo ripose la cornetta al suo posto e rimase in attesa, pensieroso. Come per ricevere un aiuto che potesse ispirarlo si portò la mano al collo e, da sotto la camicia, estrasse il piccolo crocifisso dorato che portava al collo, dal quale non si separava mai. In quel momento, si ricordò di essere anche un sacerdote, oltre che un ispettore della Gendarmeria Vaticana in missione segreta per conto di Sua Santità. Perso nei suoi pensieri, automaticamente riaprì il portatile. Il video lasciato da Thomas e Anne era terminato e, ora, sullo schermo stavano scorrendo immagini di un villaggio africano. Doveva essere la missione dove i Redmought erano vissuti e dove avevano portato a compimento la scoperta, che avrebbe causato la loro morte. Erano immagini di una comunità in festa, dove la popolazione locale ed i missionari si mescolavano tra loro in un’atmosfera di gioia e fraternità. Tuttavia, tra i volti sorridenti di sconosciuti che gli stavano sfilando davanti, gli parve di riconoscere un viso familiare. Fermò la riproduzione e tornò indietro, cliccando sul fermo immagine. Non ci poteva credere. Era proprio lui… Robert. Ed era esattamente come lo aveva visto l’ultima volta. Eppure, il video risaliva, almeno, a vent’anni prima.
Il filmato della festa si interruppe. Matteo stava per scollegare la chiavetta Usb dal PC, quando, sullo schermo, apparve di nuovo il volto sorridente di Anne.
Lo stava guardando dritto negli occhi, come se si stesse rivolgendo proprio a lui.“Non c’è nessuna formula misteriosa per curare la piaga di Burulì... I due volumi nei quali abbiamo riportato tutti i nostri studi non sono quelli definitivi. Gli ingredienti segreti sono l’Amore, la Fede e la reliquia di Nostro Signore Gesù Cristo...”


(Autore: Manuela Fiorini)

Questo è il primo dei due capitoli V che abbiamo deciso di mettere in gara, ed è il proseguimento del capitolo IV (a). Avendo trovato particolarmente interessanti più di un capitolo, tra quelli pervenuti, abbiamo deciso di continuare entrambe le strade aperte in precedenza. E quindi avete due possibilità di scelta come base per il capitolo VI (il penultimo capitolo di questa storia): leggere prologo, capitolo I, capitolo II, capitolo III, capitolo IV (a) e capitolo V (a) e proseguire in questa direzione (con il maligno che vena di horror una storia inizialmente solo giallo/noir) oppure leggere prologo, capitolo I, capitolo II, capitolo III, capitolo IV (b) e capitolo V (b) e proseguire quella direzione (con la scoperta che l'assassino è il padre di Robert).
Una volta fatta la vostra scelta, trasformatela in un testo tra i 3000 e i 7000 caratteri, e inviatelo sempre a
bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro martedì 24, ore 23. Sappiate che in base alla qualità di quanto arriverà valuteremo se continuare un solo filone (eliminando l'altro), o se provare a "giocare" anche con il capitolo VII con due tracce distinte tra cui scegliere.

sabato 14 febbraio 2009

Pronti per il capitolo V?

Vi state appassionando alle vicende di Matteo e Robert? Iniziate ad avere una idea su come questa storia possa arrivare alla fine? Ormai è stata superata la metà e molte delle tracce proposte nel prologo sono state utilizzate. Sappiamo perché Anne è stata assassinata, sappiamo chi è Matteo, sappiamo probabilmente cosa vuole l'assassino. I due capitoli IV che abbiamo selezionato propongono due sviluppi differenti ma recuperano entrambi la misteriosa ragazza del pub con cui Robert si intrattiene la sera prima dell'inizio della storia, e parlano pure di Lola, il cane della defunta signora Redmought. Sarete voi, proponendoci un seguito, a decidere quale delle due opzioni suggerite da Barbara Gennaccari o da Claudio Fresi vi ispirano di più. Ricordate solo che dobbiamo davvero iniziare a tirare le fila di tutto. C'è spazio probabilmente per un capitolo d'azione (che sia poi il V o il VI non importa) ma che ci sono ancora alcuni punti da gestire, e che vanno "usati" probabilmente prima del capitolo finale.
Ah, sempre per agevolare chi di voi si vuole cimentare con questa traccia, sappiate che cliccando qui potrete scaricare tutto il materiale zippato della storia fino a questo momento.
Segnatevi la prossima scadenza: giovedì 19 febbraio, ore 23.
Ultima cosa: se qualcuno di voi vuole proporre qualche revisione stilistica (o segnalare refusi) in quanto già pubblicato si senta libero di farlo, sempre utilizzando il mail ufficiale di questa sezione.

» Capitolo IV (b)

Era stato difficile per Matteo convince Robert a passare la notte in cella. Ma non era sicuro per lui tornare al cottage, né, dopo quanto accaduto in ospedale, restare a Inverness in un albergo. E alla fine si erano accordati per fare il punto della situazione il mattino dopo.
“Buon giorno Robert, dormito bene?” chiese Matteo, quando l’altro lo raggiunse, accompagnato da un agente, nell’atrio della stazione di polizia.
“Sì non c’è male, sono riuscito perfino a fare una doccia.” rispose Robert, cercando di sorridere.
“Bene.”
“Ah” aggiunse il tedesco abbassando la voce “come mai qui in centrale ora ti salutano tutti, capitano?”
“Temo che la mia copertura sia saltata. Poco male ormai.”
“Senti… stavo pensando a quello che mi hai detto ieri”
“Dimmi pure”
“Se l’uomo che ha ucciso Anne e Thomas è lo stesso che ha fatto fuori il missionario, ora dovrebbe avere i due libri giusto?”
“No, non è così. Ieri, prima di portare Thomas in ospedale, gli ho rivelato chi ero e gli ho chiesto di affidarmi il libro. Ma non ha voluto, garantendomi però che era ancora al sicuro.”
“Quindi dobbiamo trovarlo. Torniamo al cottage.”
Matteo guardò Robert scuotendo la testa.
“L’unica cosa che devi fare tu è la valigia. Poi parti verso casa tua, con il primo treno. L’assassino non sembra avere scrupoli e non ti voglio in giro.”
“Eh no, darò il mio contributo, è il minimo che possa fare per Anne e Thomas.”
“Non se ne parla.”
Robert incrociò le braccia, poi un apparve un sorriso “Va bene, fai come vuoi, ma ti ricordo che conosco quella casa meglio di te e a meno che tu non voglia smontarla pezzo per pezzo, ti consiglio di farmi rimanere.”
Matteo sembrò combattuto. Scosse di nuovo la testa, ma poi dopo un minuto in silenzio disse “Va bene. In effetti hai probabilmente ragione. Ma devi stare con me in ogni momento, chiaro?”
Robert annuì e Matteo lo fece salire su una macchina a noleggio parcheggiata a poco distanza.

Quando i due ragazzi arrivarono al cottage, tre agenti stavano piantonando l’edificio.
“Salve ragazzi, tutto bene questa notte, niente da segnalare?”
“No capitano, tutto normale. Non si è avvicinato nessuno.”
“Ed ha smesso pure di piovere “ aggiunse un altro indicando il cielo.
“Molto bene. La centrale manderà il cambio tra poco.”
“Bene, grazie.”
I due ragazzi entrarono nel cottage, dove tutto sembrava sottosopra. Ma nella zona dove Anne era stata uccisa era ben visibile la macchia di sangue e per terra c’erano vetri ovunque.
Robert distolse lo sguardo e il suo sguardo sembrava velato.
“Matteo tu sai quando faranno i funerali?” chiese.
“Non ne ho idea. La loro morte è ancora coperta da segreto. Non vogliamo i media al momento. E devono fare l’autopsia a Thomas. Ci vorrà qualche giorno.”
“Poveracci, assassinati e nemmeno un funerale.”
Matteo spalancò le braccia, come per dire che non poteva farci nulla.
“Robert tu inizia a cercare dal piano superiore, io controllo questa zona. La scientifica è già passata, quindi possiamo spostare e toccare tutto quello che vogliamo.”
“Hanno trovato nulla?”
“Se fosse così non saremmo qui, giusto?”
“Già. Iniziamo a cercare. Ma tu hai almeno una idea di come sia questo libro?”
“Nessuna, temo che dovremo controllare ogni centimetro di questa casa.”

I ragazzi spostarono mobili, quadri, vecchi tomi, insomma tutto, ma non trovarono nessuna traccia del libro.
Dopo una mezz’ora videro una volante arrivare. Era il cambio per gli agenti di guardia, ma con loro scese anche una ragazza bruna, vestita con un paio di jeans, una felpa ed un giaccone.
Aveva portato un thermos di caffé e delle ciambelle. E dopo aver lasciato tutto agli agenti entrò in casa.
“Matteo? Ci sei?”
“Sì, Miriam, vieni, sono cucina. Scendi anche tu Robert.”
Quando il tedesco raggiunse Matteo vide che la ragazza stava passando una valigetta all’altro ragazzo.
“Ho fatto le ricerche che mi avevi chiesto” disse lei girandosi verso Robert “dentro trovi il fascicolo su di lui, ma ormai penso non serva. Ah, c’è anche quello che hai chiesto da Roma.”
“Meglio tardi che mai. Aspettavo notizie ieri mattina, ma non mi hanno chiamato.”
“Sai come vanno queste.”
“Ehi un momento” sbottò Robert “cos’è questa storia del fascicolo su di me? E questa qui chi è?”
La ragazza, gli sorrise, gli si avvicinò e, senza dire nulla, gli diede un bacio sulle labbra.
“Non dirmi che ti sei già dimenticato della ragazza che hai abbordato l’altra sera al pub. Potrei offendermi sai.”
“Al pub? Io… ma tu… sei quella con la maglia dei Joy Division?”
“Esatto”
“Ma quanta birra avevo bevuto? Ti ricordavo bionda, con il piercing, mini gonna e top. Ora sei bruna, e non hai neppure più l’anello… “
La ragazza sorrise.
“Non sai che a noi ragazze piace trasformarci?”
“Ma chi sei? Non dirmi che lavori anche tu per il Vaticano ?”
“Sono un agente di supporto a Matteo. Il mio compito era quello di avvicinarti, prendere le tue impronte digitali, prelevare del dna e raccogliere il maggior numero di informazioni su di te. E devo dire che è stato un vero piacere. Ma ora, tranquilli, vi lascio al vostro lavoro. Ci vediamo dopo.”

“Hai fatto colpo, eh?” disse Matteo sorridendo, una volta uscita Miriam.
“Un cavolo, non mi piacciono le ragazze alla 007. E cos’è questa storia! Impronte e dna?”
“L’altra sera a fine serata si è portata via il tuo bicchiere della birra, con sopra le tue impronte e dentro la tua saliva e, da quel che mi ha detto, ti sei rimediato anche un bacio. Hai sentito, per lei è stato un piacere.”
“Fai sparire quel sorrisetto dalla faccia e dimmi perché vuoi informazioni su di me?”
“Procedura standard. Quando sono arrivato e ti ho trovato come ospite al cottage, dovevo recuperare tutte le informazioni possibili. Per quello che ne sapevo, potevi essere tu la persona che stavamo cercando.”
Robert ci pensò un attimo “Sì, logico. Ma farmi fregare da una ragazza non è corretto”
“Preferivi che fossi io a baciarti?”
“Cretino”

Cercarono per altre due ore, ma Robert sembrava turbato. In un cassetto aveva trovato una vecchia foto di lui da bambino assieme ad Anne, Thomas, sua madre e suo padre.
Alla fine Matteo lo chiamò e gli disse “Robert ormai abbiamo controllato tutto, manca solo una cosa.”
“Lo so, il vano, speravo di non doverci tornare.”
“Temo che ci toccherà.”
I due aprirono la porta segreta. E questa volta Robert premette un interruttore all’interno e una piccola lampadina illuminò la stanza.
Sulle parete di sinistra solo mensole vuote, compresa quella su cui era stato appoggiato il macete.
Su quella di fronte macchie di muffa, sul lato degli scalini nulla e sulla parete di destra un foto ingiallita di Anne e Thomas durante un picnic in campagna.
Matteo fissò la foto “Guarda Robert, la tovaglia è apparecchiata per tre. Anne, Thomas e quello che ha scattato la foto. Chi sarà?”
“Io. L’ho scattata un giorno di primavera”
“E dove?”
“In un posto qui vicino.”
Matteo staccò la foto dal muro “Andiamoci subito, forse è una traccia.”
Quando i due uscirò dalla porta Miriam stava parlando con un agente.
Matteo la prese per un braccio.
“Forse abbiamo una traccia, hai con te l’attrezzatura?”
“Certo. Ho il mio zaino standard.”
“Bene, prendi da scavare e il metal detector. E la radio. Non voglio sorprese”
Miriam poco dopo tornò quanto richiesto.
I tre si avviarono verso il bosco, con Robert in testa.

A circa un chilometro dal cottage, la comitiva si fermò.
“Direi che ci siamo.”
Matteo prese la foto e dopo aver fatto un confronto e qualche passo disse “Il punto da cui hai scattato è qui, la posizione e la distanza degli alberi combaciano”
Miriam senza attendere oltre accese il metal detector e iniziò a setacciare l’area. Poco dopo qualcosa iniziò a suonare.
“Confermo, c’è una scatola di metallo proprio sotto i miei piedi.”
Matteo e Miriam presero allora due pale pieghevoli e iniziarono a scavare.
Robert intanto ne approfittò per fare un giro lì intorno, ma ad un tratto si fermò.
“Robert vieni, abbiamo trovato la scatola.” gli urlò Matteo.
“Anche io ho trovato qualche cosa.” rispose Robert.
Un cane giaceva sotto ad un albero con il ventre squartato.
“Ho trovato la Lola” disse Robert.
(Autore: Claudio Fresi)

Questo è il primo dei due capitoli IV che abbiamo deciso di mettere in gara. Come è capitato per il capitolo I avete quindi due possibilità di scelta come base per il capitolo V - questo o quello di Barbara Gennaccari. Leggete prologo - capitolo I, II e II, poi entrambi i capitoli IV e scegliete quello che vi piace di più. E proponete un seguito. Sempre con un testo tra i 3000 e i 7000 caratteri, che va poi sempre inviato a
bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro giovedì 19, ore 23.

» Capitolo IV (a)

La faccenda si faceva più complicata. Perché finire Thomas in ospedale, rischiando di essere scoperti? L’assassino aveva paura di essere identificato?
“Non capisco”, esordì il tedesco, “se quello che cercano è il volume, che bisogno c’è di lasciarsi dietro tutti questi cadaveri?”.
“E’ come se l’assassino stesse improvvisando”, disse Matteo, parlando più a se stesso che al compagno, “come se non stesse seguendo un piano logico. O come se un imprevisto l’avesse costretto a modificare il suo modus agendi”.
“Dobbiamo tornare in casa”, esclamò Robert “il volume deve essere ancora lì”.
“Non credo”, lo interruppe l’agente del vaticano “qualcuno lo avrebbe notato. E poi, dopo che siamo stati portati via, ho dato l’ordine di ispezionare la casa. E’ stata rivoltata da cima a fondo e non è saltato fuori nient’altro che soprammobili e libri di vecchie ricette. Robert era nervoso.
Un agente entrò nella stanza. Sembrava turbato. Si avvicinò a Matteo, gli disse qualcosa all’orecchio e uscì silenziosamente.
Matteo si scusò con Robert ed uscì dalla stanza. “Puoi andare, un collega ti accompagnerà a prendere le tue cose e poi resterà a tua disposizione nella pensione che ti abbiamo riservato. Finchè questa storia non si sarà chiarita, è meglio non perderci di vista”
“Hai paura che scappi?”, chiese Robert con una smorfia
“No, vorrei evitare di dover chiedere al magistrato di disporre l’autopsia di un amico”, rispose Matteo prima di richiudersi la porta alle spalle.
La ragazza lo aspettava nella sua stanza, in piedi vicino alla finestra.
Aveva i capelli biondi e sottili e dei grossi occhiali da sole. Era spaventata e tremava.
Matteo le fece cenno di sedersi.
“Posso farti portare qualcosa di caldo?”
“No, grazie, preferisco parlare del motivo per cui sono venuta”.
Matteo si sedette di fronte a lei.
“Ti ascolto”
“Mi chiamo Jane”, esordì la ragazza.
“Ho conosciuto Anne e Thomas perché erano amici dei miei genitori. Quando mia madre e mio padre si sono separati, trascorrevo più tempo con Anne che con la mia famiglia. Poi ci siamo persi un po’ di vista quando sono andata a studiare ad Edimburgo”. Fece una pausa.
“Mi sono laureata in ingegneria informatica”.
Matteo iniziò a spazientirsi, ma non lo diede a vedere. Non capiva come tutto questo potesse avere una correlazione con gli accadimenti delle ultime ore.
Jane sembrò percepire l’impazienza del suo interlocutore.
“Anne mi chiese di riportare su di un supporto informatico le informazioni contenute nel volume”.
Matteo si fece attento.
“Ho riportato tutto qui”, proseguì la ragazza, e gli allungò una chiavetta Usb.
“Credo sia giusto darla a te. Il volume è stato bruciato”.
“Fammi capire”, le chiese l’agente “Anne e Thomas non conservavano alcuna copia del contenuto?”
“La chiavetta la custodiva Anne. Fino a qualche giorno fa. Poi L’altro ieri mi ha telefonato e mi ha pregata di passare da loro. Aveva paura, era agitata. Non ha voluto dirmi niente. Mi ha solo pregata di prendere la chiavetta e tenerla al sicuro. Lontano da casa”.
“Sai se aveva ricevuto minacce?”
“Credo di no, però non posso escluderlo”.
Poi Jane si alzò in piedi.
“Tornerò ad Edimburgo oggi stesso”.
“Grazie Jane”.
“Puoi sdebitarti soltanto trovando quel bastardo che li ha uccisi. Erano due brave persone, non meritavano di finire così”.
Una volta solo, iniziò a riflettere. C’era qualcosa che non tornava, un particolare che non riusciva a mettere a fuoco.
Aveva ordinato a due agenti di portargli il registro degli ospiti di casa Redmought.
Il cane. Ecco il particolare che gli era sfuggito. Lola era stata ritrovata mentre si aggirava tranquilla nelle vicinanze. Quel vecchio cane testardo era stato attirato da qualcuno che conosceva, non c’era dubbio. Era stato addestrato a non prendere cibo dagli estranei ed era noto per il carattere poco socievole. E poi c’era un altro dettaglio che lo turbava. Aveva la sensazione che Robert gli nascondesse qualcosa. E chi era la ragazza con il piercing? Che ruolo aveva in questa storia?
Lo squillo del telefono lo fece trasalire.
Alzò la cornetta. Poi impallidì: Robert era sparito. Lo stavano chiamando dalla pensione. L’agente che era andato a dare il cambio, aveva trovato la porta aperta e la stanza vuota. Il collega era a terra, morto. Sembrava fosse stato avvelenato. Non c’erano segni di lotta e mancavano gli effetti personali di quello che Matteo aveva creduto essere un amico.
(Autore: Barbara Gennaccari)
Questo è il primo dei due capitoli IV che abbiamo deciso di mettere in gara. Come è capitato per il capitolo I avete quindi due possibilità di scelta come base per il capitolo V - questo o quello di Claudio Fresi. Leggete prologo - capitolo I, II e II, poi entrambi i capitoli IV e scegliete quello che vi piace di più. E proponete un seguito. Sempre con un testo tra i 3000 e i 7000 caratteri, che va poi sempre inviato a bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro giovedì 19, ore 23.

lunedì 9 febbraio 2009

» Capitolo III

Matteo viaggiava a gran velocità, quando incrociò due macchine della polizia che procedevano a sirene spiegate.
“I rinforzi che aveva chiesto Patterson” pensò.
Fermò di colpo l’auto e scese alzando le mani.
Dopo una rapida inversione, le due volanti lo raggiunsero.
Matteo non oppose nessuna resistenza e non pronunciò nulla per tutto il viaggio che lo portò alla centrale.
Anche Robert, pur svenuto, fu portato in centrale.
I due ragazzi vennero messi in due celle separate e distanti tra loro, affinché non si potessero parlare.
Robert si svegliò con un gran mal di testa ed il fatto di trovarsi in cella, non si stupì più di tanto.
Era passato un medico a medicargli la botta, nulla di grave. Sdraiato sulla branda, aspettava di essere interrogato. Ma cosa poteva dire? Aveva pensato a mille storie, ma tutte portavano ad una conclusione sola: lui aveva ucciso Anne, sul coltello c’erano le sue impronte.
Forse in qualità di cittadino straniero, poteva godere di qualche attenuante o quanto meno, essere processato in patria. Potersi difendere utilizzando la propria lingua è sempre un vantaggio.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore di passi.
“Ecco ci siamo” pensò “questo è l’inizio della fine”.
Una figura si fermò davanti alle sbarre.
Robert inspirò profondamente “Eccomi agente, sono pronto a rispondere alle sue domande. Tanto so già che non mi crederà.”
“Perché non dovrei crederti, lo so che sei innocente.”
A quelle parole Robert aprì gli occhi e guardò in faccia l’uomo, era Matteo.
“Matteo!”
Il ragazzo sorrise e fece un cenno con il capo.
“Ma che diavolo ci fai lì?!”
“Sono venuto a prenderti o preferisci stare in cella?”
“Non capisco” disse mentre si alzava.
“In realtà sono un agente della Gendarmeria Vaticana”
“Che cosa! E cosa c’entra il Vaticano in tutto questo?”
“Se avrai pazienza di seguirmi risponderò alle tue domane e tu alle mie, d’accodo ?”
“Ok”
Matteo aprì la cella e i due dopo aver percorso alcuni corridoi, entrarono in una stanza.
La classica da interrogatorio, tavolo centrale, quattro sedie, vetro scuro che copriva una parete e nessun altro oggetto. La luce del tramonto entrava da una finestra alta dal suolo un paio di metri.
“Siediti Robert, non ti impressionare per la stanza. Non sei accusato di nulla, era l’unico posto tranquillo che ho trovato per parlare”
“Ora Matteo, spiegami cosa sta succedendo, ti prego.”
“Quello che sto per dirti è riservato, se una sola parola finisce al di fuori di questa stanza, verrai accusato di omicidio e finirai il resto dei tuoi giorni in carcere, ci siamo capiti?”
“Chiaro.”
“Tutto risale a 30anni fa. A quel tempo Anne e Thomas svolgevano ricerche in Costa d’Avorio, presso una missione. Stavano cercando una cura per la piaga di Burulì. Dopo anni di studi, scoprirono una sostanza che poteva curare le ulcere della pelle, ma non solo, i tessuti così trattati non subivano gli effetti dell’invecchiamento. Anne temeva che questa sua scoperta non venisse utilizzata per curare i malati, ma impiegata nella preparazione di prodotti per la cosmesi. Infatti, appena furono pubblicati i primi studi, ricevette una serie di offerte più o meno educate, per così dire, per aggiudicarsi il brevetto. Per tutelare la sua scoperta Thomas ed Anne raccolsero i loro appunti in due volumi, uno lo affidarono al responsabile della missione ed uno lo portarono via con loro. Solo chi li possiede entrambi può creare la sostanza.”
“Ok Matteo, quindi il tipo di questa mattina stava cercando uno dei libri. Un attimo, mi stai dicendo che Anne e Thomas pur potendo creare la cura, hanno lasciato morire delle persone per 30anni? Non ti credo, non lo avrebbero mai fatto.”
Matteo, preferì sedersi prima di continuare.
“A tutte le case farmaceutiche che si offrirono per produrre la cura, Thomas chiedeva un impegno scritto e di pubblico dominio, affinché producessero gratuitamente la sostanza, fino alla totale distruzione della piaga a livello mondiale. Solo a questa condizione avrebbero ceduto la formula e concesso di utilizzarla anche nella cosmesi. Ma nessuna casa accettò mai. Andarono in Germania, con fondi privati e tutti i loro risparmi, costruirono un laboratorio per produrre la sostanza, ma fu incendiato. La decisione di Anne di bloccare il progetto fu sofferta, ma sperava che prima o poi qualcuno avrebbe accettato la loro condizione. Non si aspettava un silenzio così lungo.”
Matteo sospirò e riprese il racconto.
“Hai ragione, l’uomo stava cercando il libro. Due settimane fa il missionario che custodiva l’altra metà è stato trovato assassinato. Era presso un istituto romano, dove trascorreva la sua vecchiaia. Ci aveva riferito del plico da tempo, ma nel suo alloggio non l’abbiamo trovato. Così siamo intervenuti, mandando uno dei nostri qui per sorvegliare Anne e Thomas. Ma purtroppo …”
“Per uno dei nostri intendi dire tu?”
“No, era il turista che stanno cercando da tre giorni. Non avendo ricevuto il solito rapporto quotidiano, mi hanno incaricato di sostituirlo e sono arrivato qui direttamente da Roma.”
“Cavolo, questa si che è una storia. Se non rischiassi l’ergastolo, farei fatica a crederti.”
“Ora è il mio turno, da quanto tempo frequenti il cottage e soprattutto come facevi a sapere del vano?”
“Ormai sono anni che vengo qui. I miei genitori mi ci portavano da bambino. A loro piaceva andare a caccia di mostri, come dicono da queste parti. Da allora Anne è diventata una zia acquisita e così quando posso vengo qui e mi fermo per un pò. Sono arrivato due settimane fa.
Per quello che riguarda il vano, Anne me lo mostrò tanti anni fa. Giocando a nascondino ci rifuggiamo lì dentro, mentre Thomas ci cercava per tutta casa. Mi disse che l’usava per nasconderci i soprammobili più preziosi che aveva. Ma non gli ho mai dato troppa importanza … fino ad oggi.”
“Considerato che abbiamo trovato quella specie di macete su una mensola, forse era proprio così.”
“Ma dimmi, Thomas come sta?”
“L’abbiamo portato in ospedale ed è sorvegliato per motivi di sicurezza. Il fisico regge, ma lo shock è stato forte. Ad ogni modo nulla di cui preoccuparsi, per fortuna.”
“Ma come mai è arrivato al cottage con i poliziotti?”
“Anne quella mattina, mentre ci preparava la colazione, ha visto qualcuno infilarsi nella cascina. Così ha chiamato Thomas sul cellulare per avvisarlo.”
“Non poteva avvisare te?”
“Ma per Anne e Thomas ero un semplice ospite.”
“Capisco. Il tutto però non mi torna?”
“Anne non era la prima volta che segnalava improbabili ladri, che miravano ai suoi preziosi soprammobili. Così quando capitava, gli agenti si presentavano armati, facevano un po’ di scena e la tranquillizzavano. Scroccavano un caffé e rientravano in centrale.
Così questa mattina gli agenti sono arrivati armi in pugno, pronti per la solita scena, ma ahimé questa volta Anne aveva ragione e hanno perso la vita.”
“Però da come parlavano con Thomas, mi sembravano molto agitati per una recita?”
Matteo scoppiò in una risata.
“Robert era solo rugby”
“Cosa?”
“Stavano discutendo della partita di rugby di ieri sera, a quanto pare non erano d’accordo su un fuorigioco. Me l’ha riferito Thomas.”
Robert rimase basito.
Si sentì bussare alla porta, un agente entrò.
“Capitano, Thomas è stato assassinato in ospedale. Morto per soffocamento.”

(Autore: Fabio Trenti)




Tra le possibili tracce che abbiamo ricevuto abbiamo deciso di scegliere quella di Fabio Trenti, autore del Capitolo I. E dopo un crescendo iniziale, in cui non sono mancati da subito i colpi di scena, ecco che la storia inizia a svelare qualcosa sul background. Non sappiamo ancora chi ha ucciso Anne, ma sappiamo perché. E iniziamo a scoprire anche qualcosa della vita di Matteo e Robert. Questo capitolo III segna quindi una sorta di punto di svolta. Tenendo conto che la data di chiusura progetto è fine febbraio (o comunque i primi di marzo) e che ci sono solo altri 4 capitoli a disposizione bisogna che tutto cominci a prendere una direzione netta.
Chi vuole contribuire a questo romanzo collettivo ne tenga conto, e si ricordi che deve andare avanti da questo punto, mandando il capitolo seguente (il Capitolo IV) entro e non oltre le ore 23 del 14/2 a bookmodena.noir@gmail.com
Per vostra comodità, qui potete trovare tutto il materiale proposto fino a questo momento, già in formato RTF, zippato.

mercoledì 4 febbraio 2009

» Capitolo II

Matteo non credeva ai propri occhi.
“Come fa a essere qui?” sibilò
“Lo chiedi a me? La situazione si fa sempre più tragica. Se non troviamo il modo di andarcene siamo belli che spacciati. Ma che stai facendo?” chiese Robert.
“Cerco”
“Che diavolo cerchi?” sbottò Robert che, inconsapevolmente, aveva alzatola voce.
Dall’esterno Thomas, gli occhi vitrei, iniziò a tastare la parete, quasi si fosse dimenticato come si aprisse il sottoscala. I polpastrelli sfregavano sul legno liscio. I due ragazzi all’interno si fecero ancora più piccoli schiacciandosi sempre più contro la parete.
“Cerco la via da cui è scappato l’assassino” sussurrò Matteo.
Robert lo squadrò come se si trovasse in presenza di un marziano.
“Non ti sembra strano che l’arma del delitto sia qui. Pensa alle tempistiche: Anne è stata pugnalata e nel tempo in cui l’assassino è salito al piano di sopra, noi siamo arrivati dall’altra stanza. Abbiamo addirittura, o almeno lo abbiamo pensato, sentito il colpevole aggirasi nelle camere.”
“Quindi?”
“Come quindi? Spiegami, secondo te, come farebbe uno, che non sa del sotto scala, a nascondere l’arma qui e scappare nel tempo di un respiro.”
“E’ molto veloce?”
“Bella battuta. La logica farebbe pensare che si sia nascosto qui come noi, e che da qui sia poi scappato”.
Il ragionamento di Matteo in effetti, nonostante un piccolo lato oscuro, non faceva una grinza.
Attenti a non fare troppo rumore i due iniziarono a setacciare l’angusto sottoscala finché il suono pieno di alcuni spari non riportò, rapidamente, la loro attenzione all’esterno.
Thomas era a terra raggomitolato nell’angolo opposto all’ingresso del sottoscala: l’uomo, tremante, si teneva la testa fra le mani.
“Dobbiamo uscire da qui” fece Matteo appoggiando le mani sulla porta.
“Sei impazzito? Fuori stanno sparando. Io non esco”.
“Senti Robert, se usciamo molto probabilmente verremo arrestati, ma se rimaniamo qua e quello che spara è il nostro assassino, che oltretutto sa del sottoscala, direi che potremmo finire anche peggio”
Senza attendere oltre Matteo schizzò fuori e, rimanendo basso, si accovacciò al fianco di Thomas.
Robert uscì poco dopo, col coltello in mano quando, contemporaneamente, la porta d’ingresso si aprì e si richiuse con un gran tonfo. Uno degli agenti che i due avevano sentito si era buttato dentro la casa.
Pistola alla mano e schiena appoggiata alla parete più vicina lanciò un’occhiata a cercare Thomas.
Quando vide Matteo, con le mani sulle spalle dell’uomo, e Robert, in piedi rivolto verso di lui con il coltello in mano, l’agente puntò l’arma.
“Non è come sembra” disse Robert.
“Adesso non ho il tempo di appurare ciò che è e ciò che sembra, pertanto getta il coltello. E tu mettigli questa” ordinò l’agente lanciando una fascetta di plastica in direzione di Matteo mentre Robert appoggiava, lentamente, il coltello a terra.
“Con la fascetta che devo farci?”
“Mettila ai polsi del tuo amico, con le braccia dietro alla schiena. E tu non provare a fare scherzi.”
Matteo ubbidì, mentre l’agente, tenendolo sotto tiro, si avvicinò per vedere come stesse Thomas.
L’uomo, ancora raggomitolato, era impassibile. L’agente lo fece alzare.
“Thomas mi senti? Frank è morto. Qualcuno, nascosto nella cascina, l’ha ucciso”.
“Lo stesso che ha ucciso Anne” aggiunse Matteo.
“Questo è ancora tutto da vedere. E potrebbe comunque essere un vostro complice. E ora sedetevi a terra, e attendiamo i rinforzi.”
I due ragazzi non si erano ancora mossi quando sentirono un rumore di vetri infranti provenire dalla stanza dietro alla loro.
"La finestra da cui siamo usciti." disse allarmato Robert.
"Eh?" chiese il poliziotto puntando l'arma in quella direzione.
"Direi che il nostro "amico" sta entrando in casa da dietro." rispose Matteo.
Il poliziotto esitò solo un attimo, poi, sollevò Thomas e gridò “Tutti fuori” tenendoli sotto tiro.
La pistola puntata era già un ottimo incentivo ad ubbidire all’agente quando poi, i vetri della casa iniziarono a esplodere, trasformando l’aria in cascate di cristallo, nessuno dei quattro ebbe più il minimo dubbio: era il tempo di abbandonare il Cottage Redmought.
Corsero fuori: Robert, con le braccia bloccate dietro alla schiena, stava basso procedendo come un ariete mentre l’agente, la cui targhetta portava inciso il nome Patterson, e Matteo sospingevano Thomas sorreggendolo dai due lati.
Un’ampia distesa scoperta divideva la casa dal bosco e un lungo vialetto alberato portava alla strada dove i due poliziotti avevano lasciato l’auto. I quattro correvano senza voltarsi, inseguiti dal rombo dei proiettili e dall’ombra incappucciata di una longilinea figura.
Uno dei colpi schiocco accanto a Matteo. Subito Thomas si fece più pesante mentre Patterson cadeva a terra.
“Robert pensa a Thomas” urlò Matteo mentre rallentava spingendo avanti l’uomo.
Robert accostò Thomas continuando a correre.
Patterson era a terra. Senza indugiare, sentendo l’ombra avvicinarsi, Matteo frugò le tasche del poliziotto e prese le chiavi dell’auto e la pistola: l’ombra era sempre più vicina.
Retrocedendo Matteo esplose un colpo nella sua direzione mancando il bersaglio.
La figura si arrestò chinandosi sul poliziotto. Matteo non vide cosa accadde, era troppo teso e concentrato sull’allontanarsi e sul non essere raggiunto per prestare attenzione alla scena. Solo il sospirato grido di Patterson aveva raccontato di come l’ombra lo avesse finito.
La macchina della polizia era ormai davanti al gruppo, all’ingresso del vialetto.
Robert sospinse Thomas costringendolo ad accelerare negli ultimi metri. Purtroppo però l’enfasi della spinta fece perdere l’equilibrio a Robert che scivolò. Nella caduta il ragazzo, non potendosi proteggere con le mani, aveva colpito violentemente il paraurti del mezzo.
Stramazzato al suolo e sanguinante, il giovane non dava segni di vita.
Matteo fu su di loro pochi attimi dopo. Aprì la macchina.
Ancora una volta l’ombra che aveva perso terreno li stava raggiungendo. Avevano alcune decine di secondi di vantaggio prima di rientrare nuovamente nella gittata della sua arma.
“Thomas entra nell’auto” disse Matteo.
L’ordine, secco e perentorio, ridiede la lucidità necessaria a Thomas per sedersi, lentamente, sui sedili posteriori . Matteo sollevò Robert da terra. Era svenuto ma vivo. Matteo si mosse oltre lo sportello del passeggero, sparando alcuni colpi alla rinfusa, nella speranza di rallentare l’inseguitore.
Deposto l’amico e chiusa la portiera fu costretto ad aggirare la macchina della polizia tenendosi basso: l’arma dell’ombra aveva ricominciato a sparare con cadenza regolare.
Matteo si lanciò sul fianco del guidatore, infangandosi. Da quella posizione aprì lo sportello: due colpi rimbalzarono contro la lamiera. Seduto al posto di guida Matteo accese la macchina. Rimanendo sdraiato, con la testa in grembo a Robert, diede gas. La macchina sgommò in retro marcia. Matteo sentì un rumore: qualcuno o qualcosa aveva tentato di aggrapparsi alla carrozzeria.
Sulla strada inserì la prima accelerando. Gli ultimi colpi esplosi dalla pistola si erano infranti sul lunotto posteriore che aveva retto l’impatto. Quando rialzò la testa da sotto il cruscotto Matteo lasciò andare lo sguardo allo specchietto retrovisore: l’ombra immobile puntava ancora l’arma nella loro direzione.

(Autore: Leila B.)



Tra le possibili tracce che abbiamo ricevuto abbiamo deciso di scegliere quella di Leila B., che riprende la vicenda dal punto in cui Fabio Trenti l'aveva lasciata con il suo Capitolo I (ora ufficiale). In questo caso però Leila B. è l'unica "vincitrice", senza "ballottaggio" per decidere il migliore Capitolo II. Quindi la storia prosegue esattamente come avete avuto modo di leggere. E la situazione diventa sempre più difficile per i nostri Matteo e Robert.
Chi vuole contribuire a questo romanzo collettivo deve quindi andare avanti da questo punto, mandando il capitolo seguente (il Capitolo III) entro e non oltre le ore 23 del 9/2 a bookmodena.noir@gmail.com
Per vostra comodità, qui potete trovare tutto il materiale proposto fino a questo momento, già in formato RTF, zippato.