sabato 14 febbraio 2009

» Capitolo IV (a)

La faccenda si faceva più complicata. Perché finire Thomas in ospedale, rischiando di essere scoperti? L’assassino aveva paura di essere identificato?
“Non capisco”, esordì il tedesco, “se quello che cercano è il volume, che bisogno c’è di lasciarsi dietro tutti questi cadaveri?”.
“E’ come se l’assassino stesse improvvisando”, disse Matteo, parlando più a se stesso che al compagno, “come se non stesse seguendo un piano logico. O come se un imprevisto l’avesse costretto a modificare il suo modus agendi”.
“Dobbiamo tornare in casa”, esclamò Robert “il volume deve essere ancora lì”.
“Non credo”, lo interruppe l’agente del vaticano “qualcuno lo avrebbe notato. E poi, dopo che siamo stati portati via, ho dato l’ordine di ispezionare la casa. E’ stata rivoltata da cima a fondo e non è saltato fuori nient’altro che soprammobili e libri di vecchie ricette. Robert era nervoso.
Un agente entrò nella stanza. Sembrava turbato. Si avvicinò a Matteo, gli disse qualcosa all’orecchio e uscì silenziosamente.
Matteo si scusò con Robert ed uscì dalla stanza. “Puoi andare, un collega ti accompagnerà a prendere le tue cose e poi resterà a tua disposizione nella pensione che ti abbiamo riservato. Finchè questa storia non si sarà chiarita, è meglio non perderci di vista”
“Hai paura che scappi?”, chiese Robert con una smorfia
“No, vorrei evitare di dover chiedere al magistrato di disporre l’autopsia di un amico”, rispose Matteo prima di richiudersi la porta alle spalle.
La ragazza lo aspettava nella sua stanza, in piedi vicino alla finestra.
Aveva i capelli biondi e sottili e dei grossi occhiali da sole. Era spaventata e tremava.
Matteo le fece cenno di sedersi.
“Posso farti portare qualcosa di caldo?”
“No, grazie, preferisco parlare del motivo per cui sono venuta”.
Matteo si sedette di fronte a lei.
“Ti ascolto”
“Mi chiamo Jane”, esordì la ragazza.
“Ho conosciuto Anne e Thomas perché erano amici dei miei genitori. Quando mia madre e mio padre si sono separati, trascorrevo più tempo con Anne che con la mia famiglia. Poi ci siamo persi un po’ di vista quando sono andata a studiare ad Edimburgo”. Fece una pausa.
“Mi sono laureata in ingegneria informatica”.
Matteo iniziò a spazientirsi, ma non lo diede a vedere. Non capiva come tutto questo potesse avere una correlazione con gli accadimenti delle ultime ore.
Jane sembrò percepire l’impazienza del suo interlocutore.
“Anne mi chiese di riportare su di un supporto informatico le informazioni contenute nel volume”.
Matteo si fece attento.
“Ho riportato tutto qui”, proseguì la ragazza, e gli allungò una chiavetta Usb.
“Credo sia giusto darla a te. Il volume è stato bruciato”.
“Fammi capire”, le chiese l’agente “Anne e Thomas non conservavano alcuna copia del contenuto?”
“La chiavetta la custodiva Anne. Fino a qualche giorno fa. Poi L’altro ieri mi ha telefonato e mi ha pregata di passare da loro. Aveva paura, era agitata. Non ha voluto dirmi niente. Mi ha solo pregata di prendere la chiavetta e tenerla al sicuro. Lontano da casa”.
“Sai se aveva ricevuto minacce?”
“Credo di no, però non posso escluderlo”.
Poi Jane si alzò in piedi.
“Tornerò ad Edimburgo oggi stesso”.
“Grazie Jane”.
“Puoi sdebitarti soltanto trovando quel bastardo che li ha uccisi. Erano due brave persone, non meritavano di finire così”.
Una volta solo, iniziò a riflettere. C’era qualcosa che non tornava, un particolare che non riusciva a mettere a fuoco.
Aveva ordinato a due agenti di portargli il registro degli ospiti di casa Redmought.
Il cane. Ecco il particolare che gli era sfuggito. Lola era stata ritrovata mentre si aggirava tranquilla nelle vicinanze. Quel vecchio cane testardo era stato attirato da qualcuno che conosceva, non c’era dubbio. Era stato addestrato a non prendere cibo dagli estranei ed era noto per il carattere poco socievole. E poi c’era un altro dettaglio che lo turbava. Aveva la sensazione che Robert gli nascondesse qualcosa. E chi era la ragazza con il piercing? Che ruolo aveva in questa storia?
Lo squillo del telefono lo fece trasalire.
Alzò la cornetta. Poi impallidì: Robert era sparito. Lo stavano chiamando dalla pensione. L’agente che era andato a dare il cambio, aveva trovato la porta aperta e la stanza vuota. Il collega era a terra, morto. Sembrava fosse stato avvelenato. Non c’erano segni di lotta e mancavano gli effetti personali di quello che Matteo aveva creduto essere un amico.
(Autore: Barbara Gennaccari)
Questo è il primo dei due capitoli IV che abbiamo deciso di mettere in gara. Come è capitato per il capitolo I avete quindi due possibilità di scelta come base per il capitolo V - questo o quello di Claudio Fresi. Leggete prologo - capitolo I, II e II, poi entrambi i capitoli IV e scegliete quello che vi piace di più. E proponete un seguito. Sempre con un testo tra i 3000 e i 7000 caratteri, che va poi sempre inviato a bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro giovedì 19, ore 23.

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