giovedì 19 febbraio 2009

» Capitolo V (a)

Matteo si mise una mano in tasca e strinse forte nel pugno la chiavetta usb che conteneva il segreto della formula, a causa della quale Anne, Thomas ed altre persone innocenti avevano perso la vita. Il suo pensiero corse a Jane: ora era lei ad essere in pericolo. L’assassino voleva entrare in possesso del segreto e non avrebbe esitato ad uccidere ancora. Doveva impedirlo. Ma come? E perché Robert era fuggito? C’entrava forse qualcosa con la serie di omicidi, oppure se ne era semplicemente andato per paura? In questo caso, avrebbe anche potuto comprenderlo, ma nel suo atteggiamento c’era sempre stato qualcosa di poco convincente. E se, invece, il tedesco fosse il mandante degli omicidi o, addirittura, un assassino? Questo poteva spiegare l’atteggiamento del cane Lola nei confronti di una persona che conosceva bene… In un attimo, se ne rese conto: il segreto doveva essere racchiuso proprio lì, in quel piccolo oggetto che stingeva tra le mani e che la giovane Jane gli aveva appena consegnato. Si fece portare un PC portatile e chiese di essere lasciato solo. Una volta chiusa la porta, infilò la chiavetta nel retro del computer ed attese. In pochi secondi, sullo schermo si aprì una finestra e partì un video. Anne e Thomas, sorridenti e molto più giovani di come se li ricordava, gli stavano davanti e gli parlavano.
“Se state guardando questa registrazione, significa che io e Anne non apparteniamo più a questo mondo. Siamo consapevoli dell’importanza della nostra scoperta e siamo pronti ad accettarne il peso e le conseguenze. La medicina in grado di curare l’ulcera di Burulì è stata ottenuta in maniera del tutto causale e non è frutto di ricerche particolari, ma di un semplice atto di Fede. Proprio la Fede ci ha portato a credere a fondo in questa scoperta e, alla fine, è avvenuto un vero e proprio miracolo. I bambini affetti da devastanti piaghe sono guariti completamente, uomini e donne sul punto di morire per l’infezione sono tornati in breve tempo a condurre una vita normale. Sono stati strappati alla morte… molte delle loro anime sono ancora su questa terra. E questo può avere dato molto fastidio a Qualcuno”.
Gli occhi di Matteo si spostarono sul volto di Anne.
“Purtroppo, uno degli effetti “collaterali” della medicina è quella di rigenerare completamente l’epidermide dei malati. E questo ha fatto gola alle grandi majors della cosmesi. La vanità, la bellezza eterna, il denaro, in luogo della solidarietà, della sofferenza, dell’umanità... Chi poteva aspirare a tanto, chi poteva irretire la mente dell’uomo con una simile promessa tentatrice, dargli quello a cui ha sempre aspirato….l’immagine dell’eterna giovinezza, se non il Grande Avversario? Per questo, abbiamo rifiutato le offerte di chiunque vedesse nella nostra scoperta un mezzo per arricchirsi e per questo siamo disposti a dare la vita per proteggerla…”.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta. D’istinto, Matteo chiuse il portatile.
“Avanti...”
“Mi scusi, ispettore, ho in linea un tizio che dice di essere il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Thomas Redmought. Dice anche che è importante…”
“Passami pure la telefonata, grazie”.
Matteo attese che il telefono sulla scrivania emettesse la luce rossa di chiamata in attesa, poi sollevò piano la cornetta.
“Pronto? Sì, sono io….”
“Ti volevo confermare che la morte di Thomas Redmought è avvenuta per soffocamento. Tuttavia, in tutto questo casino, la bella notizia è che le telecamere a circuito chiuso hanno documentato l’ingresso di uno sconosciuto nella stanza di Redmought all’ora dell’omicidio. Si tratta di un anziano affetto da Alzheimer, ospitato nel nostro reparto di lungodegenza. Un tipo tranquillo, che non ha mai dato segni di aggressività. Ho chiamato gli agenti, che lo stanno già interrogando, ma non si ricorda nulla. E’ come avere a che fare con un neonato”.
“Mi stai dicendo che Thomas è stato ucciso da uno sconosciuto?”
“Esattamente, ma c’è dell’altro. Poco fa, è giunta la salma del poliziotto ucciso nel cottage, prima della fuga del tuo “amico”. Ho svolto le prime analisi tossicologiche, dal momento che il suo collega mi ha riferito che potrebbe essere stato avvelenato…”
“Sento che stai per dirmi qualcosa che non mi piacerà….”
“Non so come spiegartelo. Sembra che quest’uomo sia morto, effettivamente, per avvelenamento, ma nel suo corpo non c’è traccia di alcuna sostanza tossica. Ma non è finita…. “
“Ti ascolto…”
“Date le strane circostanze della morte di Redmought e del poliziotto, ho contattato MacNamara della Scientifica e gli ho fatto qualche domanda riguardo alla morte dell’agente sotto copertura, il finto turista, insomma. Anche lui presentava i sintomi di avvelenamento, ma nel suo corpo non è stata trovata traccia di sostanze tossiche…”
“Ho capito, ti ringrazio John, le tue informazioni mi saranno molto utili”.
Matteo ripose la cornetta al suo posto e rimase in attesa, pensieroso. Come per ricevere un aiuto che potesse ispirarlo si portò la mano al collo e, da sotto la camicia, estrasse il piccolo crocifisso dorato che portava al collo, dal quale non si separava mai. In quel momento, si ricordò di essere anche un sacerdote, oltre che un ispettore della Gendarmeria Vaticana in missione segreta per conto di Sua Santità. Perso nei suoi pensieri, automaticamente riaprì il portatile. Il video lasciato da Thomas e Anne era terminato e, ora, sullo schermo stavano scorrendo immagini di un villaggio africano. Doveva essere la missione dove i Redmought erano vissuti e dove avevano portato a compimento la scoperta, che avrebbe causato la loro morte. Erano immagini di una comunità in festa, dove la popolazione locale ed i missionari si mescolavano tra loro in un’atmosfera di gioia e fraternità. Tuttavia, tra i volti sorridenti di sconosciuti che gli stavano sfilando davanti, gli parve di riconoscere un viso familiare. Fermò la riproduzione e tornò indietro, cliccando sul fermo immagine. Non ci poteva credere. Era proprio lui… Robert. Ed era esattamente come lo aveva visto l’ultima volta. Eppure, il video risaliva, almeno, a vent’anni prima.
Il filmato della festa si interruppe. Matteo stava per scollegare la chiavetta Usb dal PC, quando, sullo schermo, apparve di nuovo il volto sorridente di Anne.
Lo stava guardando dritto negli occhi, come se si stesse rivolgendo proprio a lui.“Non c’è nessuna formula misteriosa per curare la piaga di Burulì... I due volumi nei quali abbiamo riportato tutti i nostri studi non sono quelli definitivi. Gli ingredienti segreti sono l’Amore, la Fede e la reliquia di Nostro Signore Gesù Cristo...”


(Autore: Manuela Fiorini)

Questo è il primo dei due capitoli V che abbiamo deciso di mettere in gara, ed è il proseguimento del capitolo IV (a). Avendo trovato particolarmente interessanti più di un capitolo, tra quelli pervenuti, abbiamo deciso di continuare entrambe le strade aperte in precedenza. E quindi avete due possibilità di scelta come base per il capitolo VI (il penultimo capitolo di questa storia): leggere prologo, capitolo I, capitolo II, capitolo III, capitolo IV (a) e capitolo V (a) e proseguire in questa direzione (con il maligno che vena di horror una storia inizialmente solo giallo/noir) oppure leggere prologo, capitolo I, capitolo II, capitolo III, capitolo IV (b) e capitolo V (b) e proseguire quella direzione (con la scoperta che l'assassino è il padre di Robert).
Una volta fatta la vostra scelta, trasformatela in un testo tra i 3000 e i 7000 caratteri, e inviatelo sempre a
bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro martedì 24, ore 23. Sappiate che in base alla qualità di quanto arriverà valuteremo se continuare un solo filone (eliminando l'altro), o se provare a "giocare" anche con il capitolo VII con due tracce distinte tra cui scegliere.

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