sabato 14 febbraio 2009

» Capitolo IV (b)

Era stato difficile per Matteo convince Robert a passare la notte in cella. Ma non era sicuro per lui tornare al cottage, né, dopo quanto accaduto in ospedale, restare a Inverness in un albergo. E alla fine si erano accordati per fare il punto della situazione il mattino dopo.
“Buon giorno Robert, dormito bene?” chiese Matteo, quando l’altro lo raggiunse, accompagnato da un agente, nell’atrio della stazione di polizia.
“Sì non c’è male, sono riuscito perfino a fare una doccia.” rispose Robert, cercando di sorridere.
“Bene.”
“Ah” aggiunse il tedesco abbassando la voce “come mai qui in centrale ora ti salutano tutti, capitano?”
“Temo che la mia copertura sia saltata. Poco male ormai.”
“Senti… stavo pensando a quello che mi hai detto ieri”
“Dimmi pure”
“Se l’uomo che ha ucciso Anne e Thomas è lo stesso che ha fatto fuori il missionario, ora dovrebbe avere i due libri giusto?”
“No, non è così. Ieri, prima di portare Thomas in ospedale, gli ho rivelato chi ero e gli ho chiesto di affidarmi il libro. Ma non ha voluto, garantendomi però che era ancora al sicuro.”
“Quindi dobbiamo trovarlo. Torniamo al cottage.”
Matteo guardò Robert scuotendo la testa.
“L’unica cosa che devi fare tu è la valigia. Poi parti verso casa tua, con il primo treno. L’assassino non sembra avere scrupoli e non ti voglio in giro.”
“Eh no, darò il mio contributo, è il minimo che possa fare per Anne e Thomas.”
“Non se ne parla.”
Robert incrociò le braccia, poi un apparve un sorriso “Va bene, fai come vuoi, ma ti ricordo che conosco quella casa meglio di te e a meno che tu non voglia smontarla pezzo per pezzo, ti consiglio di farmi rimanere.”
Matteo sembrò combattuto. Scosse di nuovo la testa, ma poi dopo un minuto in silenzio disse “Va bene. In effetti hai probabilmente ragione. Ma devi stare con me in ogni momento, chiaro?”
Robert annuì e Matteo lo fece salire su una macchina a noleggio parcheggiata a poco distanza.

Quando i due ragazzi arrivarono al cottage, tre agenti stavano piantonando l’edificio.
“Salve ragazzi, tutto bene questa notte, niente da segnalare?”
“No capitano, tutto normale. Non si è avvicinato nessuno.”
“Ed ha smesso pure di piovere “ aggiunse un altro indicando il cielo.
“Molto bene. La centrale manderà il cambio tra poco.”
“Bene, grazie.”
I due ragazzi entrarono nel cottage, dove tutto sembrava sottosopra. Ma nella zona dove Anne era stata uccisa era ben visibile la macchia di sangue e per terra c’erano vetri ovunque.
Robert distolse lo sguardo e il suo sguardo sembrava velato.
“Matteo tu sai quando faranno i funerali?” chiese.
“Non ne ho idea. La loro morte è ancora coperta da segreto. Non vogliamo i media al momento. E devono fare l’autopsia a Thomas. Ci vorrà qualche giorno.”
“Poveracci, assassinati e nemmeno un funerale.”
Matteo spalancò le braccia, come per dire che non poteva farci nulla.
“Robert tu inizia a cercare dal piano superiore, io controllo questa zona. La scientifica è già passata, quindi possiamo spostare e toccare tutto quello che vogliamo.”
“Hanno trovato nulla?”
“Se fosse così non saremmo qui, giusto?”
“Già. Iniziamo a cercare. Ma tu hai almeno una idea di come sia questo libro?”
“Nessuna, temo che dovremo controllare ogni centimetro di questa casa.”

I ragazzi spostarono mobili, quadri, vecchi tomi, insomma tutto, ma non trovarono nessuna traccia del libro.
Dopo una mezz’ora videro una volante arrivare. Era il cambio per gli agenti di guardia, ma con loro scese anche una ragazza bruna, vestita con un paio di jeans, una felpa ed un giaccone.
Aveva portato un thermos di caffé e delle ciambelle. E dopo aver lasciato tutto agli agenti entrò in casa.
“Matteo? Ci sei?”
“Sì, Miriam, vieni, sono cucina. Scendi anche tu Robert.”
Quando il tedesco raggiunse Matteo vide che la ragazza stava passando una valigetta all’altro ragazzo.
“Ho fatto le ricerche che mi avevi chiesto” disse lei girandosi verso Robert “dentro trovi il fascicolo su di lui, ma ormai penso non serva. Ah, c’è anche quello che hai chiesto da Roma.”
“Meglio tardi che mai. Aspettavo notizie ieri mattina, ma non mi hanno chiamato.”
“Sai come vanno queste.”
“Ehi un momento” sbottò Robert “cos’è questa storia del fascicolo su di me? E questa qui chi è?”
La ragazza, gli sorrise, gli si avvicinò e, senza dire nulla, gli diede un bacio sulle labbra.
“Non dirmi che ti sei già dimenticato della ragazza che hai abbordato l’altra sera al pub. Potrei offendermi sai.”
“Al pub? Io… ma tu… sei quella con la maglia dei Joy Division?”
“Esatto”
“Ma quanta birra avevo bevuto? Ti ricordavo bionda, con il piercing, mini gonna e top. Ora sei bruna, e non hai neppure più l’anello… “
La ragazza sorrise.
“Non sai che a noi ragazze piace trasformarci?”
“Ma chi sei? Non dirmi che lavori anche tu per il Vaticano ?”
“Sono un agente di supporto a Matteo. Il mio compito era quello di avvicinarti, prendere le tue impronte digitali, prelevare del dna e raccogliere il maggior numero di informazioni su di te. E devo dire che è stato un vero piacere. Ma ora, tranquilli, vi lascio al vostro lavoro. Ci vediamo dopo.”

“Hai fatto colpo, eh?” disse Matteo sorridendo, una volta uscita Miriam.
“Un cavolo, non mi piacciono le ragazze alla 007. E cos’è questa storia! Impronte e dna?”
“L’altra sera a fine serata si è portata via il tuo bicchiere della birra, con sopra le tue impronte e dentro la tua saliva e, da quel che mi ha detto, ti sei rimediato anche un bacio. Hai sentito, per lei è stato un piacere.”
“Fai sparire quel sorrisetto dalla faccia e dimmi perché vuoi informazioni su di me?”
“Procedura standard. Quando sono arrivato e ti ho trovato come ospite al cottage, dovevo recuperare tutte le informazioni possibili. Per quello che ne sapevo, potevi essere tu la persona che stavamo cercando.”
Robert ci pensò un attimo “Sì, logico. Ma farmi fregare da una ragazza non è corretto”
“Preferivi che fossi io a baciarti?”
“Cretino”

Cercarono per altre due ore, ma Robert sembrava turbato. In un cassetto aveva trovato una vecchia foto di lui da bambino assieme ad Anne, Thomas, sua madre e suo padre.
Alla fine Matteo lo chiamò e gli disse “Robert ormai abbiamo controllato tutto, manca solo una cosa.”
“Lo so, il vano, speravo di non doverci tornare.”
“Temo che ci toccherà.”
I due aprirono la porta segreta. E questa volta Robert premette un interruttore all’interno e una piccola lampadina illuminò la stanza.
Sulle parete di sinistra solo mensole vuote, compresa quella su cui era stato appoggiato il macete.
Su quella di fronte macchie di muffa, sul lato degli scalini nulla e sulla parete di destra un foto ingiallita di Anne e Thomas durante un picnic in campagna.
Matteo fissò la foto “Guarda Robert, la tovaglia è apparecchiata per tre. Anne, Thomas e quello che ha scattato la foto. Chi sarà?”
“Io. L’ho scattata un giorno di primavera”
“E dove?”
“In un posto qui vicino.”
Matteo staccò la foto dal muro “Andiamoci subito, forse è una traccia.”
Quando i due uscirò dalla porta Miriam stava parlando con un agente.
Matteo la prese per un braccio.
“Forse abbiamo una traccia, hai con te l’attrezzatura?”
“Certo. Ho il mio zaino standard.”
“Bene, prendi da scavare e il metal detector. E la radio. Non voglio sorprese”
Miriam poco dopo tornò quanto richiesto.
I tre si avviarono verso il bosco, con Robert in testa.

A circa un chilometro dal cottage, la comitiva si fermò.
“Direi che ci siamo.”
Matteo prese la foto e dopo aver fatto un confronto e qualche passo disse “Il punto da cui hai scattato è qui, la posizione e la distanza degli alberi combaciano”
Miriam senza attendere oltre accese il metal detector e iniziò a setacciare l’area. Poco dopo qualcosa iniziò a suonare.
“Confermo, c’è una scatola di metallo proprio sotto i miei piedi.”
Matteo e Miriam presero allora due pale pieghevoli e iniziarono a scavare.
Robert intanto ne approfittò per fare un giro lì intorno, ma ad un tratto si fermò.
“Robert vieni, abbiamo trovato la scatola.” gli urlò Matteo.
“Anche io ho trovato qualche cosa.” rispose Robert.
Un cane giaceva sotto ad un albero con il ventre squartato.
“Ho trovato la Lola” disse Robert.
(Autore: Claudio Fresi)

Questo è il primo dei due capitoli IV che abbiamo deciso di mettere in gara. Come è capitato per il capitolo I avete quindi due possibilità di scelta come base per il capitolo V - questo o quello di Barbara Gennaccari. Leggete prologo - capitolo I, II e II, poi entrambi i capitoli IV e scegliete quello che vi piace di più. E proponete un seguito. Sempre con un testo tra i 3000 e i 7000 caratteri, che va poi sempre inviato a
bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro giovedì 19, ore 23.

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