mercoledì 25 febbraio 2009

» Capitolo VI (a)

Matteo prese un lungo respiro. C’erano troppe incongruenze in quella storia.
Anna e Thomas conoscevano Robert: il video lo testimoniava. I Redmought non erano sprovveduti.
Avevano fatto perdere le loro tracce per trent’anni. Non avrebbero mai abbassato la guardia specie se non si fossero fidati di Robert. Questo portò Matteo a pensare che Robert avesse un ruolo ben diverso nella vicenda di quello che fin’ora gli era stato attribuito.
Matteo riavviò il player del computer guardando e riguardando il testamento dei Redmought.
La sua attenzione veniva sempre calamitata dalle stesse parole pronunciate da Anne:
“… questo puo’ aver dato fastidio a qualcuno” e “… la reliquia di Nostro Signore Gesù Cristo…”
L’ultima frase era sempre preceduta da una carrellata della telecamera che portava in primo piano il viso di Robert.
Il bussare insistente alla porta strappò l’uomo ai suoi pensieri.
“Ispettore la scientifica, sul luogo del delitto, ha trovato questi oggetti” disse un agente appoggiando una serie di buste in plastica sulla scrivania di Matteo “Inoltre, dalle registrazioni della sicurezza, sembra che una donna abbia raggiunto il sospetto nella sua stanza prima dell’omicidio. Questo il video sequestrato all’albergo”
Matteo prese il disco dalle mani dell’uomo. Quando lo avviò vide la ragazza fermarsi alla reception per chiedere qualcosa. L’aveva riconosciuta: era la ragazza bionda col piercing. La seconda immagine la ritraeva mentre camminava sicura lungo il corridoio fino alla porta dietro la quale Robert alloggiava. La ragazza entrò prepotentemente nella stanza. Non vi furono immagini per almeno due minuti, il tempo perché la guardia di sorveglianza si accorgesse della porta aperta.
Le successive scene erano concitate e confuse. Il poliziotto era a terra e dalla stanza, correndo, ne uscì la ragazza che trascinava Robert per mano. Il suo amico aveva lo sguardo fisso alla telecamera, quasi che sapesse che lui lo avrebbe visto. Poi trascinato oltre la visuale della telecamera aveva lasciato cadere a terra qualcosa. Matteo ingrandì quella sezione di video. Sembrava qualcosa di piccolo e dal movimento neanche troppo pesante. Rapido allargò le buste per vederne meglio il contenuto. Quello che cercava era lì, protetto dalla plastica e etichettato come reperto 02. Estrasse il pezzo di cartoncino rettangolare, dalla spessa filigrana, e se lo fece girare fra le dita. Le scritte dorate risaltavano sul bianco perlaceo del fondo: Fondazione Beren. Sul biglietto da visita era riportato sia l’indirizzo che un numero di telefono.
Matteo conosceva la Fondazione filantropica del professor Beren. Spesso le sue ricche donazioni, fatte in favore della Chiesa, avevano permesso di sovvenzionare missioni e opere di carità nelle regioni centrali dell’Africa, ma anche dell’India e del Sud America. In Vaticano giravano anche strane voci sul Professor Beren e sull’attività secondaria della fondazione. I fondi a cui aveva accesso erano quasi illimitati e per molti di dubbia provenienza. C’è chi sosteneva che lo stesso Beren avesse a che fare con gli apparati militari di diversi paesi industrializzati.
A Matteo divenne tutto chiaro. Fece una scansione della chiavetta usb ricevuta da Jane in cerca di ulteriori file nascosti: il sistema non trovò nulla. Gli unici dati presenti erano quelli riguardanti il video testamento.
Nessun file di testo o un pdf contenente la copia delle ricerche dei Redmought. Eppure Jane sosteneva di aver scansionato il libro personalmente. Matteo era sicuro che i Redmought avessero di proposito complicato le cose poco prima della loro dipartita. Le prove di questi suoi pensieri erano lì, davanti ai suoi occhi.
I Redmought avevano eliminato tutte le prove delle loro ricerche lasciando credere a chiunque gli fosse vicino che in realtà ancora possedessero dei segreti. Tutte le prove tranne la formula definitiva e la sua sperimentazione. Robert era la chiave di tutto. Anne e Thomas stessi, con quel video, erano stati più che chiari. Non vi era più grande e potente reliquia che il sangue di Nostro Signore. Tutte metafore. Il sangue di Robert conteneva il segreto della formula rigenerativa. Era per questo che avevano tentato di contattarlo, prima in discoteca e poi al cottage. Per questo erano morti i due scienziati.
Matteo lasciò cadere la testa all’indietro, oltre lo schienale della sedia. Doveva sbrigarsi.
Alzò la cornetta del telefono.
“Sono Matteo Scarlatti. Attivazione procedura Krauser.”
Dall’altro capo del telefono risuonò, chiaro e alto, un lungo bep.
“Sono il colonnello Huster. Agli ordini”
“Mandi un reparto della MC alla sede della Fondazione Beren. Equipaggiamento da incursione. Non entrate in azione fino a mio ordine. Obbiettivo l’estrazione di un civile dallo stabile. Potrebbero esserci forze speciali a difesa dello stabile”
La telefonata si interruppe. Matteo abbassò la cornetta, caricò la pistola e lasciò il distretto.


(Autore: Leila B.)


Questo è il primo dei due capitoli VI selezionati, ed è il seguito del capitolo V del filone più sovrannaturale della storia. Per continuare a scrivere il seguito vi basterà leggere i primi tre capitoli e poi seguire il IV, il V e il IV del filone a.
Una volta deciso come procedere, trasformate l'idea in un testo tra i 3000 e i 12000 caratteri, e inviatelo sempre a bookmodena.noir@gmail.com (con la nota di liberatoria, come da regolamento) entro domenica 01 marzo, ore 23. Questo sarà probabilmente l'utimo capitolo con la possibilità poi di un epilogo. Dovrete pertanto portare la storia vicino alla conclusione se non finirla propriamente. Per questo motivo avete anche più battute da utilizzare per dar corpo alle ultime scene.
N.B. nel post di questo BLOG al capitolo VII troverai alcuni spunti

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